ROMA – Anche le dune del deserto cantano. Lo svela uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Paris Diderot e pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.
L’esperimento è stato svolto sia sul campo, sia in laboratorio. Le dune, a quanto apre, emettono un suono basso simile a un gemito o a un ronzio che nei secoli ha affascinato anche Marco Polo durante i suoi viaggi e ha incuriosito Charles Darwin, interesse che ha portato a partire dalla fine del XIX secolo a compiere delle osservazioni scientifiche.
L’esperimento è stato spiegato da Simona Regina in un articolo pubblicato il 21 novembre sul sito del Corriere della Sera:
“Per capire a cosa sia dovuta questa differenza, il fisico Simon Dagois-Bohy ha registrato ‘in presa diretta’ il canto di due dune: una vicino Tarfaya, città portuale nel sud-ovest del Marocco, e una nella città costiera di Al-Askharah nel sud-est dell’Oman. In Marocco, la sabbia canta in sol diesis, costantemente a 105 hertz circa. La duna dell’Oman, invece, “canta molto bene, ma è impossibile identificare una singola frequenza”: genera infatti una cacofonia, emettendo più suoni in ogni possibile frequenza tra 90 e 150 hertz, ovvero dal fa diesis al re. A quanto pare, il suono emesso, o meglio le caratteristiche spettrali molto diverse dipendono dalla dimensione dei granelli di sabbia. Una duna composta da granelli polidispersi produce uno spettro acustico molto ampio e rumoroso, mentre una duna di grani più omogenei produce una frequenza ben definita. La duna dell’Oman è formata infatti da granelli il cui diametro varia dai 150 ai 310 micron (milionesimi di metro): una gamma molto più ampia rispetto alle controparti marocchine, dalle dimensioni di 150-170 micron”.
“Anche dalla verifica in laboratorio è emerso che è la loro dimensione a determinare la frequenza delle note. In laboratorio i ricercatori hanno ricreato, infatti, mini-valanghe in miniatura, con 50 chili di sabbia raccolti dalla duna del Marocco e 150 chili dalla duna di Al-Askharah, e ne hanno registrato il suono. La sabbia della penisola dell’Oman è per natura più rumorosa, ma setacciando solo i granelli dal diametro tra i 200 e 250 micron, anche questa sabbia ha emesso un tono ben definito: una sola nota a circa 90 hertz. ‘Questo suggerisce che la granulometria è un fattore importante nel determinare il canto delle dune’, spiega Dagois-Bohy. ‘La frequenza del suono’, aggiunge, ‘non dipende dalla dimensione o dalla forma della duna, né dalle vibrazioni negli strati di sabbia sottostanti provocati dal movimento della sabbia in superficie, ma dal diametro dei singoli granelli”. Che, in base alla dimensione e al modo in cui scivolano sulla superficie, possono dare origine a uno spettro acustico ampio e rumoroso oppure a frequenze specifiche e ben definite. Il suono infatti è prodotto dal moto sincronizzato dei singoli granelli”.
“Le dune formate da granuli di dimensioni diverse producono una gamma più ampia di note contemporaneamente, perché diversa è la velocità alla quale i diversi granelli scivolano verso il basso durante una valanga. Se la duna invece è formata da granelli della stessa dimensione, i flussi di sabbia si muovono a velocità più sincrone, e il suono si restringe a tonalità specifiche. ‘Ancora non è chiaro come il movimento dei flussi di sabbia si traduca in suoni simili alle note musicali’, sottolinea Dagois-Bohy. ‘Un’ipotesi è che i granelli di sabbia che scorrono sincronizzati vibrino all’unisono. E le migliaia di vibrazioni spingono l’aria come la membrana di un altoparlante”‘.
A seguire un video pubblicato da Focus su YouTube, che spiega il modo in cui le dune riescono ad emettere dei suoni: