Da quella guerra, l’intera Europa uscì schiantata, con una classe dirigente semi distrutta: certo i migliori, i più coraggiosi e generosi morirono, sopravvissero quelli che si erano inguattati negli uffici, certo non le migliori premesse per un luminoso futuro.
L’Inghilterra perse il fiore della sua aristocrazia e della sua classe dirigente: erano concentrati nei reggimenti di cavalleria che si dissanguarono nelle pianure del Nord Europa in inutili cariche contro i tedeschi che li spazzarono via. Ci furono tante altre cause per la fine dell’Impero Britannico, ma anche lo sterminio della sua migliore e più preparata gioventù contribuì e parecchio.
Tutto per qualche chilometro quadrato di terra tra Francia e Germania, tra Italia e Austria e un po’ di colonie comunque tutte perdute. Oggi è tutto superato, si passano le frontiere con la carta di identità e nemmeno quella, siamo tutti cittadini, non proprio proprio, ma quasi, della stessa Unione Europea.
Simbolo de “La leggenda del Piave” divenne una canzone, “La canzone del Piave”, (inno nazionale italiano dal 1943 al 1946), una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario):