Napoli, raid punitivo al bowling col mitra in mano

Sparano alle auto di un parcheggio, alle slot machine, evitando solo per pochi centimetri un uomo. Incendiano piste di un bowling mentre ci sono dei bambini che giocano. Il tutto con una calma inquietante. In sei hanno messo a segno, a marzo scorso, nell’arco di pochi minuti, due raid puntivi, nella sala giochi “Hollywood Casinò” di Giugliano e nell’ impianto per il bowling “Big One” di Pozzuoli: quattro di loro sono stati fermati.

E le immagini delle telecamere a circuito chiuso raccontano, nei dettagli, quanto accaduto. Gesti quasi rallentati, messi a segno con una sicurezza tale da non avere neanche fretta: sparano, distruggono cose, incendiano. Casco in testa, il primo raid è nella sala giochi di Giugliano: è lì che arrivano, armi in mano – pistole e mitragliette – già dalla strada.

Entrano, puntano le armi alle testa dei clienti e poi iniziano a sparare contro le slot machine: c’è un uomo, steso a terra, che trema; i colpi quasi lo sfiorano. Fanno cadere di tutto, anche questa volta sfiorando di poco un altro uomo che cerca di trovare riparo.

Poi è la volta del bowling di Pozzuoli. Anche qui è la calma che accompagna tutti i gesti. C’è una famiglia che gioca: padre, madre e due bimbe. I criminali entrano, iniziano a spargere liquido infiammabile. Poi danno fuoco a tutto e tutto si riempie di fumo: le bimbe piangono, urlano. Loro, intanto, continuano a mettere a segno il raid. Alla fine, escono spavaldi e con un fucile a pompa devastano le auto nel parcheggio: tanto per lasciare un segno. Un automobilista tenta la fuga: contro di lui il gruppo spara e lo ferisce. Colpi che solo per puro caso non uccidono.

Ora, un mese dopo, sei persone sono state identificate come autori delle spedizioni e quattro di loro sono state fermate dalla guardia di Finanza e dai carabinieri di Napoli. L’operazione si è conclusa la notte del 20 aprile tra Marano (Napoli) e Firenze. Due degli indagati sono riusciti a sfuggire alla cattura. Tutti dovranno rispondere a vario titolo di tentativo di omicidio, sequestro di persona, rapina, incendio, danneggiamento e detenzione e porto di armi da guerra, aggravati dell’aver agito con metodo mafioso.

Gli investigatori hanno spiegato i futili motivi che stanno dietro ai raid: una donna voleva lasciare il marito.

L’uomo lasciato dalla moglie è Giuseppe Palumbo, mandante dei raid e considerato affiliato al clan camorristico dei Nuvoletta, attivo soprattutto a Marano. Lui non è un boss, secondo gli investigatori, e gli altri cinque coinvolti non sono manovalanza spicciola: occupano, nella gerarchia del clan, un livello intermedio. Normale, per loro, dunque, applicare la modalità d’azione camorristica anche per risolvere una faccenda familiare. A scatenare la violenza dei sei – che hanno sparato tra le persone e che, come si vede anche nelle immagini delle telecamere a circuito chiuso, hanno incendiato la pista di bowling alla presenza di due bambine – la separazione della moglie da Giuseppe Palumbo.

La donna è stata accolta da un suo zio: da qui la decisione di punire l’uomo, proprietario dei locali dove sono stati eseguiti i raid. E poco importa se per punire lo zio della moglie di Palumbo, i sei hanno terrorizzato normali cittadini.

Published by
Lorenzo Briotti