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Rocco Casalino chiede scusa per il video sui down e giustifica Di Maio e Di Battista sui giornalisti

Rocco Casalino chiede scusa per il video e giustifica Di Maio e Di Battista sui giornalisti

ROMA – Rocco Casalino chiede scusa per il video in cui parla male di anziani e down: “Non ho mai visto quel video, ora mi urta vedermi dire quelle cose. E penso abbia urtato molte altre persone. Non ho nessun problema a chiedere scusa”. Il portavoce di Palazzo Chigi, ospite a Che Tempo Che Fa. “Sono omosessuale, figlio di emigrati in Germania”, ha aggiunto sottolineando di aver “vissuto sulla mia pelle la violenza, la discriminazione e il bullismo. La mia storia parla per me … quelle parole non fanno parte della mia natura”.

Ribadendo che quel video “è un pugno nello stomaco anche se era una simulazione o un personaggio interpretato (fatto per provocare gli studenti)”, Casalino ha tenuto a precisare che “oggi ho chiamato il presidente dell’Associazione down spiegandogli che era una simulazione, chiedendogli scusa per dire che sono sempre a loro disposizione”.

Poi Casalino ha giustificato gli attacchi ai giornalisti di Di Maio e Di Battista: “I toni eccessivi a volte servono, la libertà di stampa è giusta, ma c’è un accanimento contro il movimento 5stelle. Il cane da guardia fa questo”. “Credo – spiega – che sia diritto di chi rappresenta i cittadini, di chi è ministro e capo politico di un movimento, denunciare con forza. E’ invece un’anomalia – sottolinea – un’informazione che più che informare fa propaganda politica”.

“I toni eccessivi – ribadisce – servono a denunciare con più forza quello che non va sottovalutato. Come esperto di comunicazione credo che ci sia qualcosa che non funziona. Se la stampa è il cane da guardia del potere, deve abbaiare e mordere quando qualcosa non va, non può mordere sempre”.

Ma Casalino tiene a precisare una cosa: “Ci si concentra molto sul linguaggio, ma io mi concentrerei sui fatti: con Raggi ci sono stati due anni di fango. Un linguaggio forte può essere giustificato da una forza politica, la stampa invece deve avere un linguaggio sempre misurato”.

Published by
Alberto Francavilla