Per un’ora a settimana le donne islamiche di Bergamo possono fare il bagno in costume, al riparo da occhi maschili e in pace con il dettato della legge coranica.
L’iniziativa, partita dalla mediatrice culturale Maida Ziarati, è stata promossa dalla piscina “Siloe”, di proprietà della Diocesi di Bergamo e non ha mancato di dividere la città. Lodevole apertura alle minoranze o rassegnata abiura delle prerogative occidentali – questo a grandi linee il tema dello scontro – bisogna riferire che le natanti tutte, anche le inizialmente più timorose e titubanti, ora non vogliono più saltare una lezione di nuoto.
Donne tunisine, marocchine, egiziane, iraniane di fede musulmana ogni giovedì mattina si godono un’ora di nuotate, abbandonando veli e burqa con la sicurezza che nessuno sguardo virile infastidirà quell’attimo di libertà. E per discorsi più profondi, tipo il rischio di favorire nuovi ghetti – come non ha mancato di denunciare la Lega – se ne riparla dopo la lezione, con i capelli asciutti e il costume nella borsa.