Si sono concluse le operazioni di scrutinio del referendum sul contratto di lavoro giornalistico. I voti a favore sono stati quasi i due terzi, esattamente il 59,7%, contro il 40,3% rappresentato dai no.
Su un totale di 34.115 giornalisti aventi diritto al voto i votantisono stati solo 3.329, con una affluenza alle urne bassissima, del 9.8%. In valore assoluto, i si sono stati 1.955 e i no 1.319 (42 le schede bianche, 13 le nulle).
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Il risultato è molto positivo, non solo perché ratifica l’operato della segreteria della Federazione della stampa e quindi rappresenta un importanye successo per il segretario Franco Siddi e per il presidente Roberto Natale, ma anche apre la strada a un nuovo percorso del giornalismo italiano della carta stampata e del suo riposizionamento rispetto a internet.
Se i si sono stati prevalenti, è anche vero che il 40% di voti negativi vuole dire che la categoria dei giornalisti è ancora arroccata su posizioni di privilegio degne di quelle degli impiegati della Banca centrale europea. C’è poi da dire che il sindacato dei giornalisti, in nome della unità , tiene insieme le diverse anime della professione in modo un po’ forzoso. Hanno poco in copmune, infatti, i giornalisti della Rai, iperprotetti e privilegiati, con i giornalisti dei giornali provinciali e anche con quelli dei giornali nazionali, che in questo momento sono quelli più esposti alla minaccia che viene da internet.
