Molto e’ stato fatto ma “molto resta ancora da fare” per “sanare la ferita che la crisi ha aperto nella fiducia collettiva”. Una fiducia che “non si ricostruisce con la falsa speranza, ma neanche senza speranza: uscire da questa crisi piu’ forti e’ possibile”. Il governatore Mario Draghi, nelle Considerazioni Finali lette davanti all’assemblea della Banca d’Italia, non nasconde la gravita’ della fase economica che stiamo vivendo, con un Pil previsto in caduta del 5% nel 2009.
E ricorre piu’ volte alla parola fiducia, che va ricostruita “non con artifici, ma con la paziente, faticosa comprensione dell’accaduto e dei possibili scenari futuri; con l’azione conseguente”. Il tutto allo scopo di ricreare posti di lavoro, restituire vigore alle imprese, riparare i mercati finanziari e, alla fine appunto, “meritare la fiducia dei cittadini”.
La ricetta del governatore e’, a un tempo, semplice e complessa. Si tratta di fare le “riforme strutturali: non solo per dire ai mercati che il disavanzo e’ sotto controllo, ma perche’ queste riforme costituiscono la piattaforma della crescita futura”. Al primo posto Draghi pone la “riforma organica e rigorosa” degli ammortizzatori sociali per limitare il rischio piu’ grande che corre l’Italia, vale a dire il crollo dei consumi da parte delle famiglie.
Molto si dovra’ fare anche sul piano dei conti pubblici con un deficit che si attestera’ oltre il 4,5% quest’anno, per poi superare il 5% nel 2010, e una spesa primaria corrente che nel 2009 salira’ di ben 3 punti. Senza parlare del debito pubblico, il cui riassorbimento non potra’ avvenire se non puntando a “conseguire una piu’ alta crescita nel medio periodo”. Da qui la necessita’ di agire su due fronti: “Assicurare il riequilibrio prospettico dei conti pubblici, attuare quelle riforme che, da lungo tempo attese, consentano al nostro sistema produttivo di essere parte attiva della ripresa economica mondiale”.
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