Approvato con una 325 voti favorevoli, 246 contrari e 2 astenuti il Ddl sulle intercettazioni: per l’Associazione nazionale magistrati (Anm) la nuova legge sulle intercettazioni telefoniche è «La morte della giustizia penale in Italia».
Il provvedimento, dice il sindacato delle toghe, «preoccupa ulteriormente se lo si legge insieme al disegno di legge sulla riforma del processo penale in discussione in Senato. Si tratta di una proposta che non introduce le riforme necessarie per assicurare l’efficienza del processo e la sua ragionevole durata», ma anzi «inserisce nuovi, inutili formalismi. Il sacrosanto spirito garantista della nostra cultura giuridica viene tradito».
In poche parole, secondo l’Anm: anziché accorciare i tempi biblici della giustizia italiana, queste due leggi li allungheranno ancora. Il tutto a discapito del sistema nel suo complesso e dei cittadini sottoposti a giudizio.
E non solo: in un momento in cui «la sicurezza dei cittadini è sovente evocata come la priorità del Paese, lascia sgomenti il fatto che il Parlamento stia per effettuare scelte che rappresentano un oggettivo favore ai peggiori delinquenti».
Dure critiche anche dalle opposizioni, che compatte dicono no alla fiducia chiesta dal governo alla Camera. In dichiarazioni di voto sono intervenuti in aula Federico Palomba (Idv), Bruno Tabacci (Udc) e Lanfranco Tenaglia (Pd) per spiegare che la bocciatura di è di metodo e di merito.
Palomba parla di un «patto ignobile tra parti della maggioranza» e nelle muove misure individua un «museo degli orrori».
Tabacci critica, tra le altre cose, il taglio del budget e la necessità di «gravi elementi di colpevolezza» per procedere con le intercettazioni. «Siamo di fronte a uno scambio con la Lega per il pacchetto sicurezza».
Il democratico Tenaglia attacca: «È il peggiore testo possibile», dice al presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno. E, sottolinea, invece che parlare di crisi «che fate? Mettete al primo punto dei lavori le intercettazioni. E sapete perché? Per voi l’unica priorità sono gli affari del premier».
I partiti all’opposizione hanno anche scritto una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per esprimere il «proprio disagio» contro il ddl e contro «questo modo di legiferare della maggioranza». Che, di fatto, è diventato «un mercato delle vacche» tra il Carroccio e Popolo della Libertà.
Anche la Federazione della stampa e quella degli editori alza la voce, annunciando che nelle prossime ore sarà diffuso un appello congiunto a tutte le forze politiche per chiedere di rivedere il ddl. Lo ha fatto sapere il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, nel corso di una conferenza stampa indetta dai vertici di tutti gli organi di rappresentanza del giornalismo italiano.
*(Scuola Superiore di Giornalismo Luiss)