La gioiosa e potente macchina elettorale del centro destra รจ una Formula uno alla quale ogni tanto si spegne il motore. Un calo di giri, un ingranaggio che non ingrana, un passaggio a vuoto, una velocitร che diminuisce. Non tanto da fermare la vettura, men che mai da costringerla ai box e neanche un danno che le faccia perdere la corsa. Perรฒ qualcosa che si ripete in queste elezioni 2009 con regolaritร : le prestazioni in gara non mantengono le promesse delle prove. In “prova”, nei sondaggi, nelle attese e nelle parole di Berlusconi c’era il Pdl al 40/45 per cento alle europee. Si รจ fermato al 35 per cento. In “prova”, nei sondaggi, negli annunci del primo turno delle amministrative e nei calcoli del centro destra c’era il “ribaltone” rispetto a cinque anni fa. Allora il centro sinistra conquistรฒ quasi il 90 per cento dei governi locali, stavolta il centro destra era pronto e sicuro di fare altrettanto. Si fermerร intorno al 50 per cento di Comuni e Province che governerร .
In “prova” c’era la cancellazione del centro sinistra dalla carta politica del Nord. In gara, a fine gara, il centro sinistra non sparisce al Nord: governava e governerร Torino, Padova, Rovigo.
In “prova” c’era l’assalto, giudicato finalmente possibile, al centro sinistra a Firenze e Bologna. In entrambe le cittร il centro destra si รจ fermato intorno al 30 per cento, insomma ha sparato a salve.
Non va male la potente macchina elettorale del centro destra, anzi taglia per prima il traguardo delle amministrative e coglie il risultato piรน atteso: la provincia di Milano. E guadagna ovunque Comuni e Province. Perรฒย non tanti e non proprio quelli che voleva, non la grande maggioranza dei governi locali e non Torino, non Padova e neanche Bari e Parma.
Qual รจ il guasto elettrico o la goccia d’acqua nel motore della macchina piรน veloce che c’รจ? Cos’รจ che regolarmente la fa soffrire? Forse al secondo turno l’astensione colpisce e affascina piรน l’elettore di centro destra che quello di centro sinistra. Ma, se รจ cosรฌ, non รจ molto democratica la logica che porta il centro destra a voler abolire il doppio turno, cioรจ la forma piรน diretta dell’elezione diretta del sindaco. Se l’elettore di centro destra รจ in questi casi meno “cittadino” di quello del centro sinistra, questo รจ un limite anche delle forze per cui vota e lo rappresentano.
Forse perรฒ in questo singulto in gara c’รจ anche un pizzico di qualcosa d’altro. Un pizzico, niente di piรน ma un pizzico di caduta d’immagine del premier. Augusto Minzolini, direttore del Tg1 รจ corso in tv a spiegare perchรฉ lui e il suo Tg la notizia non la danno. Dice Minzolini: perchรฉ la notizia non c’รจ. Tesi singolare e alquanto ardita: per la stampa di tutto il mondo la notizia c’รจ e infatti la stampano. La notiziaย c’รจ e paradossalmente ma non tanto la contro prova della sua esistenza รจ la scelta di non darla e le molte pompose parole per giustificare questa scelta. Non ci fosse notizia, Berlusconi non se ne preoccuperebbe e quindi non se ne preoccuperebbe Minzolini. C’รจ eccome e se consenso non ne toglie, toglie perรฒ a Berlusconi l’aureola: qualcuno si puรฒ essere risparmiato la passeggiata al seggio anche per questo tipo di “stanchezza”.
Se il secondo turno delle amministrative una mezza sorpresa l’ha confezionata, nessuna sorpresa per il mancato quorum dei tre referendum. Ma mai cosรฌ pochi erano andati a votarli. Cosรฌ, usando cosรฌ i referendum, si uccide l’idea stessa di referendum. Responsabili di questo sperpero di democrazia sono i promotori del referendum, di questi referendum. Volendo ignorare che il quorum si raggiunge quando e solo se il referendum verte sulla vita concreta e immediata dei cittadini, questi promotori ne fanno abuso. Ipnotizzati dal promuovere se stessi, incapaci di vedersi minoranza, ammazzano l’istituzione referendum. Per impedirne la sepoltura sarร il caso di aumentare e di molto il numero di firme necessarie per promuoverlo, mettendo fuori gioco comitati senza radicamento nella societร . Innalzato il numero delle firme, si dovrร poi abolire lo sbarramento del quorum, dicendo chiaramente ai cittadini che chi non vota subisce la decisione altrui.