L’Italia ha un tesoro da sfruttare e neanche lo sa. La Stampa riprende le ricerche di un magistrato impiegato al ministero della Giustizia, Claudio Castelli, che si è accorto che le spese di giustizia non venivano quasi mai riscosse da parte dello Stato. Circa mezzo miliardo di euro all’anno, per la precisione. A tanto ammonta la cifra che ancora nessuna cancelleria ha pensato di raccogliere. Sono tutte le spese processuali che, se lo Stato risulta vincitore in una causa, il giudice condanna la parte soccombente in giudizio a versare.
La riforma del processo civile voluta da Angelino Alfano potrebbe risolvere il problema: una norma del testo di legge prevede che il recupero di questi crediti non spetterà più alle cancellerie dei tribunali, da sempre oberate di troppo lavoro. Toccherà a una società dipendente da Via Arenula, Equitalia, incaricarsi di tutta la procedura, dall’iscrizione a ruolo fino alla quantificazione delle somme dovute.
Sempre nei calcoli di qualche anno fa del giudice Castelli risultava che lo Stato incassava meno del 3 per cento di quanto gli spettava. Ora, entro un mese dal passaggio in giudicato di una sentenza, Equitalia provvederà a rintracciare i debitori e chiederne la corresponsione delle somme dovute.
*Scuola di Giornalismo Luiss