“Un interrogatorio lungo e sofferto, interrotto più volte, nel corso del quale il sindaco di Roma Virginia Raggi è andata spesso in difficoltà, anche con qualche crollo emotivo. Alla fine non ha convinto e, sull’elemento più delicato delle contestazioni che i pm Paolo Ielo e Francesco Dall’Olio le hanno mosso per otto lunghe ore, il falso in atto pubblico, Virginia Raggi è stata costretta a promettere agli inquirenti una memoria scritta per chiarire”.
Con queste parole, Valentina Errante e Sara Menafra descrivono sul Messaggero di Roma l’incontro del sindaco di Roma Raggi con i pm della Procura della Repubblica.
E Jacopo Jacoboni sulla Stampa di Torino si chiede:
“Quand’è che Virginia Raggi, se è lecito domandare, ha conosciuto esattamente Raffaele Marra?”
in un articolo dedicato alle “incongruenze dopo le parole di Raggi in tv” e alla sua “difesa politica, tra omissioni e sospette bugie”.
Si tratta di uno spartito ben diverso da quello su cui cantano i seguaci di Beppe Grillo e la stessa Raggi sul blog gestito da Casaleggio. Virginia Raggi ha scritto, nel suo “Messaggio ai cittadini”:
“Ho affrontato un interrogatorio di 8 ore, lungo ma cordiale, durante il quale ho fornito ai PPMM tutte le informazioni che mi hanno richiesto. Mi sono messa a disposizione dei Magistrati e sono serena perchè ho chiarito la mia posizione sulla vicenda”.
Parole seguite dal noto non sapevo, non c’ero e se c’ero dormivo, affiancate dal verbo di Salvatore Romeo: “Le polizze non erano un finanziamento politico” e rincalzate da un comunicato firmato MoVimento 5 Stelle:
“La Raggi è stata sbattuta in prima pagina come fosse un mostro, accusata prima di essere una delinquente corrotta poi un’incapace, sta venendo a galla la malafede e la superficialità dei mezzi di informazione, quasi nessuno escluso”.
D’obbligo il veleno contro i giornalisti,:
“Nella schiera dei confezionatori seriali di menzogne contro il M5S, fa il suo ingresso anche Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera, che si è avventurata in fantasiose ricostruzioni sulla storia delle polizze intestate da Salvatore Romeo alla sindaca Virginia Raggi nel suo articolo la Sarzanini getta ombre pesantissime sulla Raggi, parlando di sospetti e di presunti reati come ‘compravendita di voti’ e “finanziamenti occulti”. Parole pesanti come macigni che nulla hanno a che vedere con Virginia Raggi e con il M5S, e che non corrispondono alle ipotesi accusatorie dei magistrati, visto che la stessa Procura ha spiegato che non c’è alcun reato in quanto non è emersa nessuna utilità corruttiva”.
Dopo anni in cui gli italiani hanno adbicato al cervello, delegando alla Magistratura il governo della morale, nessuno pensa di replicare che comportamenti penalmente non rilevanti (almeno per ora) possono anche costituire gravi violazioni dell’etica, del buon senso, della politica.
Cosa ha scritto di tanto orripilante Fiorenza Sarzanini?
“Nel corso degli interrogatori si parla anche delle polizze di Romeo, si chiedono chiarimenti sui metodi di finanziamento del Movimento 5 Stelle. Il sospetto è che quegli investimenti possano celare ben altro, compresa una compravendita di voti. Nel corso degli anni sono state sette le polizze accese e con beneficiari sempre diversi”.
Non è quello che tutti pensano? E vai col manganello mediatico…
Torniamo alla cronaca di Valentina Errante e Sara Menafra. Scrivono:
“C’è almeno un punto che rimane oscuro nella lunga ricostruzione in cui il sindaco ha tentato di spiegare come e perché abbia scelto proprio Renato Marra, fratello di Raffaele, per l’incarico di capo del dipartimento Turismo. E che ora rischia di aggravare la sua posizione in relazione al falso in atto pubblico, il reato più grave di cui risponde il sindaco (con relative conseguenze in relazione, soprattutto, al codice etico grillino): la mail, firmata dall’assessore al Turismo Adriano Meloni. In quel testo, inviato al capo del personale Antonio De Santis, Raffaele Marra e la stessa Raggi, Meloni ringrazia per il «vostro» suggerimento”.
La mail di Meloni smentisce le parole del sindaco. E ancora:
“Poco chiare anche le spiegazioni sulle procedure di selezione. Ai pm la Raggi ha detto che non era necessaria una selezione dei curricula, una dichiarazione opposta rispetto a quella resa all’autorità Anticorruzione del Campidoglio, chiamata a rispondere ai rilievi dell’Anac su quella nomina sospetta. La valutazione è stata fatta dalle «strutture competenti», aveva precisato il sindaco. E nelle carte sequestrate dalla Squadra mobile ci sono sei curricula di candidai che potrebbero non essere stati neppure valutati.
Il racconto di Valentina Errante e Sara Menafra mette in luce un pezzetto di storia della politica di Roma, storia minore ma oggi di grande rilievo perché Roma è la prova di idoneità del Movimento 5 stelle di governare l’Italia:
L’interrogatorio, centrato sull’accusa di abuso d’ufficio, è partito dalla ricostruzione di come sia nato il gruppo che ha portato all’elezione di Virginia Raggi. Lei e Daniele Frongia stringono un patto di alleanza durante la scorsa consiliatura e nel 2013, Salvatore Romeo diventa un militante sempre più attivo del gruppo. E’ lui a presentare agli altri il «capo» del suo ufficio, Raffaele Marra. L’intesa è immediata: Marra aiuta Frongia nel ruolo di capo della commissione Spending review”.
Veniamo all‘articolo di Jacopo Jacoboni sulla Stampa:
Intervistata in tv da Enrico Mentana, Virginia Raggi ha raccontato che
“Salvatore Romeo aiutò tantissimo il gruppo consiliare M5S quando erano all’opposizione, e «durante la campagna elettorale Romeo ci ha presentato Marra». La Raggi dice «ci» riferendosi al quartetto di consiglieri municipali M5S (oltre a Raggi, Frongia, De Vito, Stefàno)”.
Marra però ha detto: “Il giorno prima di essere nominato vicecapo di gabinetto mi fu chiesto da Marcello De Vito di fare il presidente di municipio: io avevo un buonissimo rapporto sia con lui che con Raggi, mentre conoscevo meno Frongia e Stefàno. Conoscevo più di tutti De Vito”.
Si chiede Jacoboni:
“Raggi dice che Marra lo conobbero «durante la campagna elettorale», presentato da Romeo. Marra cita un «buonissimo rapporto» che aveva con Raggi e De Vito. Ma potevano avere un buonissimo rapporto, se erano appena stati presentati (da Romeo) in campagna elettorale?.
“Quand’è che Raggi e Marra incrociano le loro strade? È solo l’ultima di tante incongruenze che risaltano dopo le parole della sindaca, sul triangolo politico Raggi-Marra-Romeo”.
Segue l’elenco delle “sospette bugie” di Virginia Raggi (“sorvolando sulle omissioni o incongruenze sul caso Muraro”).
1. “La prima sospetta bugia è quella per cui la Raggi è indagata per falso: all’Anticorruzone Raggi scrisse che «il ruolo svolto da Raffaele Marra nella procedura (di nomina del fratello Renato, ndr) è stato di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali». Ma dalle chat agli atti dell’inchiesta, in due passaggi, emerge un ruolo attivissimo di Marra, ruolo noto alla Raggi (che gli scrive «questa cosa dello stipendio mi mette in difficoltà, me lo dovevi dire»).
2. Il 16 dicembre, in conferenza stampa in Campidoglio dopo l’arresto di Marra, senza rispondere a domande, Raggi reclama con piglio: «Marra non è un esponente politico, ma un dirigente. È solo uno dei 23 mila dipendenti capitolini, il mio braccio destro sono i cittadini romani». La cosa cozza con l’esistenza stessa della chat preferenziale (i «quattro amici al bar»), e il tipo di legame politico che quella chat fa emergere (per fare solo un esempio, la defenestrazione di Carla Raineri è salutata dai quattro con emoticon che vanno dai tricchetracche ai fuochi d’artificio).
3. «La cosa più grave di Marra? Il fatto di non esser stata messa a conoscenza da lui di alcune cose», lamenta Raggi a Mentana. Proprio lei che omise la sua pratica legale da Cesare Previti, il lavoro nello studio Sammarco, o l’aver presieduto per un anno e cinque mesi (2008-2009) una società (Hgr) legata a Gloria Rojo, storica collaboratrice di Alemanno”.