RECIFE (BRASILE), 19 GIU – Alla vigilia di Italia-Costarica, Mario Balotelli non usa mezze misure: “Voglio vincere il Mondiale, non mi interessa essere una star“. Così superMario suona la carica agli azzurri, in conferenza stampa accanto a Prandelli: ”Io al fianco di Neymar o Messi? Non mi interessa essere una star, io voglio vincere il Mondiale”. ”Chi può arrivare in finale? L’importante è che ci arriviamo noi”, ha aggiunto l’attaccante azzurro.
Poi rivela il suo particolare rapporto con la maglia azzurra: ”Sì, qui al Mondiale in Brasile per me è scattato qualcosa di speciale: è la competizione più importante che esista, per me vale più di un Pallone d’oro, e ovviamente di una Champions o di uno scudetto”.
L’abbraccio del Brasile, il sì di Fanny Neguesha alla proposta di nozze, il primo gol al Mondiale. E poi la gallery di campioni al quale è affiancato sulla spiaggia di Copacabana. C’è qualcosa di speciale nel Mondiale di Balotelli. Lo ammette lui stesso mentre si prepara ad affrontare il Costarica nella seconda partita del girone, dopo aver segnato il gol vittoria nella prima. Ma quel qualcosa non ha nulla a che vedere con tutto ciò che gira intorno: è dentro la sua testa, una sorta di sogno inseguito sin da bambino.
”Sì, qui in Brasile mi è scattato qualcosa di speciale – racconta alla vigilia della partita – per me il Mondiale è la cosa più importante che esista. Il pallone d’oro scompare, al confronto. Di Champions o scudetto poi non parliamo…”.
Facile, forse perfino scontato, per spiegare la metamorfosi di un campione fuori dall’Italia. Non fosse che accostata a uno come Balotelli la parola ‘semplice’ suona come un paradosso. Lo ha ricordato oggi il vecchio maestro Mourinho, che usava spesso la bacchetta di legno. ”Col fisico e la tecnica che ha – il messaggio del tecnico portoghese – Mario ha ancora enormi potenzialità . Sono doni che Dio gli ha regalato”.
Con la maglia del Milan si ribellò, un paio di mesi fa, a chi gli voleva appiccicare l’etichetta di ‘patrimonio del calcio italiano’. Basta con questa storia, rispose, io sono semplicemente Balotelli. Per tutti, l’uomo che può fare arrivare fino in fondo l’Italia a questo Mondiale. Prandelli lo frena (”lo sarà se, come ha fatto con l’Inghilterra, non si risparmierà : altrimenti ci sarà un altro al suo posto…”), e lui mostra per una volta di aver compreso pienamente. ”Io al fianco di Neymar o Messi? Non mi interessa essere una star, voglio vincere il Mondiale. E percio’ mi interessa l’Italia”.
Provano ancora a pungolarlo con la storia del centravanti, il ruolo cui tutti lo spingono e al quale ora la nazionale lo costringe, anche contro la sua naturale tendenza all’anarchia. ”Come mi trovo lì davanti da solo? Pur di giocare un Mondiale, accetto qualsiasi ruolo. Dopo il gol all’Inghilterra, vorrei farne tanti altri. E non mi interessa se può servire a vincere un pallone d’oro: scambierei senza problemi le mie reti con una nazionale che arriva fino in fondo”. Non gli interessa la classifica marcatori, non le voci di mercato che arrivano dall’Italia (”davvero no, quelle le lascio fuori”).
E tutto sommato anche le vicende personali, rivendica, sono vissute senza nulla togliere alla ”concentrazione” elogiata dal commissario tecnico nel nuovo Balotelli. ”La proposta di matrimonio a Fanny non c’entra nulla col Mondiale: l’avrei fatta quel giorno anche se non fossimo stati in Brasile – spiega, lasciando da parte i fastidi altre volte mostrati per le domande sulla vita personale – Qui in Brasile sono molto sereno: non ho pressioni”.
Racconta di aver visto con la squadra i video di Costarica e di aver capito ”che dovremo dare il 200 per cento”, ma non sa dire quale sia l’avversario più pericoloso. ”Il loro portiere? Non sono preparato…” Allo stesso modo, non ha risposte a chi dopo l’eliminazione della Spagna vede come favorito per la finale. ”Non saprei dire, e poi per me conta che ci vada l’Italia”. Il Balotelli ‘brasiliano’ è fedele alla risposta data un giorno a chi gli rimproverava di non esultare ai gol: mi tengo tutto da parte, disse, per un gol nella finale mondiale al Maracanà .














