Un misto di decoro e eccitazione, di lutto e celebrazione, sobrietà e Hollywood; così doveva essere e così è stato. Michael Jackson, il re, l’imperatore, se ne è andato come solo poteva andarsene, con un apoteosi, come gli imperatori di Roma. Jacko vive oggi nel moderno paradiso delle leggende.
Guardo la tv come tanti, forse un miliardo, ma lo sapremo solo dopo. Lo spettacolo è leggendario ancora prima di cominciare. Sulla CNN, esperti a vario titolo e vari livelli sono impressionati dall’incredibile, planetaria, commozione che questo “Memorial” sta scatenando. Oggi è il giorno delle celebrazioni, avvertono, le “polemiche” devono essere messe da parte.
Il preambolo sono le dichiarazioni di Diana Ross e Nelson Mandela. Giganti per la scomparsa di un altro gigante. Tutto è commisurato alla taglia del personaggio.
Poi comincia veramente. Come una messa cantata. Un feretro sfavillante (ma è d’oro?) entra in scena, portato a braccia dai fratelli Jackson, guanti bianchi, occhiali scuri. Un coro intona le note dell’Alleluia, i riflettori proiettano sulla parete l’illusione di una vetrata policroma. Il sacro e il profano si compenetrano in questa cerimonia che, fin dalle sue noti iniziali, è un poco messa, un poco circo. Ma deve succedere spesso, mi dico, in questi momenti di adorazione di massa, di devozione incontrollata, forse anche un poco pagana. In fondo se ne va un semidio, sarà bene assistere.
Sul palco si susseguono nomi, volti, voci che parlano, cantano, piangono in onore di Jackson. Ci sono i grandi dello spettacolo, Mariah Carey e Stevie Wonder, Lionel Richie e Jennifer Hudson. “Michael vive”, “Michael vivrà”, “Michael è nei nostri cuori”, “lo porto dentro con me”, non è la morte di Jackson ad essere celebrata oggi, ma la sua vittoria sull’oblio del mondo. Lo ripetono tutti, uno dopo l’altro. E’ una divinizzazione laica e hollywodiana a cui assistiamo oggi allo Staples Center.
L’ultimo show di Michael Jackson è anche la sua canonizzazione. Sì, perché Jackson non è solo, o non è più, un grande della musica, Jackson diventa oggi, con il suo memorial, eroe, santo, martire. Non viene risparmiata né la Bibbia, “Jackson ha nutrito gli affamati”, né le battaglie dei diritti civili, “Jackson ha unito le minoranze”.
Un po’ medioevo, un po’ antica Roma sembra la Los Angeles di questa sera: Jackson è ora santo e semidio.
Nel medioevo, alla morte del monarca, i sudditi gridavano: «Le roi est mort, vive le roi!»
Jackson è morto, viva Jackson!