Sergio Chiamparino non si candida alla segreteria del Pd. Il sindaco di Torino non sfiderà dunque Dario Franceschini e Pierluigi Bersani per il vertice del partito. Resterà sindaco di Torino, lasciando agli altri la partita sul fronte nazionale. Chiamparino aveva promesso di sciogliere la riserva su una sua eventuale corsa alla leadership solo dopo aver ascoltato le «motivazioni» degli altri candidati.
Intanto Bersani ha inaugurato la sede del comitato per la sua segreteria: un “mezzanino” nello stabile di piazza Santi Apostoli. Lo stesso che ospitò l’Ulivo e l’Unione e dove ancora hanno sede i Democratici di Arturo Parisi. Con lui, diversi sostenitori a partire da Enrico Letta e Rosy Bindi.
In vista del congresso di ottobre l’ex ministro per lo Sviluppo economico rilancia: «La mia candidatura non è contro nessuno. Vorrei un congresso con candidati che facciano lo sforzo di dire dalla a alla zeta come la pensano, la loro proposta politica, l’idea di partito e del Paese». Un congresso «vero» che crei un partito «da combattimento».
Bersani che presenterà la sua candidatura mercoledì, alla presenza dello stesso Chiamparino, ricorda “la terza lenzuolata”: quel pacchetto di misure voluto quando era ministro per lo Sviluppo economico e di cui ricorre l’anniversario. Un piano che i più associano soltanto alle liberalizzazioni ma che in realtà, precisa Bersani, conteneva misure a favore «dei giovani che devono trovare lavoro senza fare il giro delle sette chiese, i consumatori che devono essere trattati come cittadini».
È proprio da lì che il candidato alla segreteria del Pd vuole partire per giocare la partita per il vertice del partito «per una riscossa civica e democratica».