Sarkozy si rimangia i propositi ecologisti: a tre giorni dalla pesante sconfitta elettorale subita dal suo partito alle elezioni regionali, il presidente della Francia torna sui suoi passi e congela la “carbon tax”, da lui fortemente voluta ma osteggiata da gran parte del suo partito (Ump) e soprattutto dai suoi elettori.
La carbon tax è una tassa sulle risorse energetiche che emettono biossido di carbonio nell’atmosfera. In Francia doveva entrare in vigore il primo luglio ma così non sarà . Perché? Il governo Sarkozy non vuole rischiare di perdere ancora dei voti e di fronte a una forte opposizione interna al Paese ha deciso la strada più sicura. Gli ambientalisti hanno fortemente osteggiato la decisione del governo di abbassare a 17 euro la tassa per ogni tonnellata di Co2. Allo stesso modo la carbon tax non è piaciuta alla gente, ai lavoratori, ai sindacati che ogni giorno scendono in piazza protestando. Il motiva è che la carbon tax causerebbe un aumento generale dei prezzi, in particolare di benzina e riscaldamento.
Il premier Francois Fillon ha spiegato che la Francia vuole aspettare e vedere cosa faranno in merito gli altri Paesi europei e, meglio ancora, aspetta che la carbon tax venga introdotta dall’Europa. Circostanza, questa, più che improbabile visto che se una misura del genere non esiste alcun consenso tra i Paesi dell’Ue.
Di questo dietro front anti ecologista, invece, Sarkozy non ha voluto dir niente. Proprio lui che aveva definito l’introduzione della carbon tax una «decisione epocale equivalente all’abrogazione della pena di morte».
