Dopo la Puglia, anche l’Umbria cerca di fornire una soluzione alla marea nera. Il tecnico esperto in sistemi di estrazione petrolifera Francesco Del Frate e la sua collaboratrice, Elena Starnini, entrambi perugini, hanno messo a punto un progetto per recuperare il petrolio direttamente dal suolo marino.
Sono già in atto contatti con l’Eni per poter rendere il progetto attuativo. La notizia è stata pubblicata oggi dal Giornale dell’Umbria. Nello specifico – secondo quanto riporta il quotidiano umbro – il progetto in questione prevede l’aggiunta di un dispositivo speciale sulla “cupola” già utilizzata per cercare di bloccare il greggio.
Come ha spiegato Del Frate, “l’impianto consente il recupero del greggio che fuoriesce dalle falle delle condotte e dai macchinari presenti sul fondo marino. La struttura è composta da un recipiente d’acciaio denominato per semplicità ‘campana’, una specie di scatola dal fondo aperto che viene appoggiata sul suolo marino in modo da coprire la perdita di petrolio”.
“La ‘campana’ – prosegue il tecnico – è dotata di una base che appoggia sul suolo sottomarino. In questa base è inserita una sorta di guarnizione di materiale elastico per garantire l’aderenza della struttura al suolo. La guarnizione può essere a sezione circolare o ‘a soffietto’. Allo scopo di fissare la campana con la guarnizione al suolo, si è progettata una struttura di travi, rete metallica e carpenteria varia, saldate o assemblate con diversi criteri, a seconda delle condizioni ambientali di utilizzo, sulla base della ‘campana’”.
“Tale parte del sistema costituisce la base metallica per la colata di cemento che stabilizza sul fondo marino l’intera struttura. La cementazione della struttura non ha la funzione di chiusura del pozzo esistente bensì di recupero del greggio e ripristino del pozzo per riportarlo alle normali condizioni di funzionamento”.
“Sulla sommità della campana è collocato un ‘corpo valvolare’ che mette in comunicazione il recipiente di contenimento del greggio con delle tubazioni di canalizzazione”.