ROMA – Il governo Monti chiede sacrifici a tutti ma si appresta fra pochi giorni a regalare le frequenze tv per il digitale terrestre a Rai e Mediaset. Il bando di gara, scritto dal precedente esecutivo il cui premier Berlusconi era ed è patron di Mediaset, non prevede che a vincere saranno le offerte migliori economicamente (tradotto: chi “sgancia” di più allo Stato) ma quelle più “belle”: è il meccanismo del “beauty contest”, del “concorso di bellezza”, concepito secondo i maligni per premiare il duopolio esistente, ovvero Rai e Mediaset. Un meccanismo soprattutto che non porterà un euro nelle casse dello Stato, mentre in Germania ha fatto guadagnare all’erario 4,4 milioni di euro e negli Stati Uniti 20 milioni di dollari.
Fa specie perché nello stesso tempo la manovra “Salva Italia” scorticando le pensioni porta a casa solo 3,8 miliardi col blocco dell’indicizzazione degli assegni dai 930 euro in su, quando potrebbe chiedere un tributo minore ai pensionati e non fare regali a chi i soldi ce li ha, come i grandi gruppi televisivi. A proposito di grandi gruppi, Sky si è ritirata dall’asta, innervosita dall’andazzo pro-Raiset. Rimangono in lizza Prima Tv, Canale Italia (per i lotti A2 e A3), Telecom Italia Media Broadcasting (per i lotti B1, B2 e C1), Elettronica Industriale (per i lotti B1 e B2), Sky Italia Network (per il lotto A2), Europa Way (per il lotto A1), Elettronica Industriale (per il lotto A2) e la Rai (per i lotti B1 e B2).
Sulla questione è tornato a fare la voce grossa il Pd. Veltroni, in passato poi non così duro con le tv di Berlusconi, ha sbottato: “E’ uno scandalo che Rai e Mediaset non abbiano pagato le frequenze ricevute dallo Stato: chi ha ricevuto gratuitamente nuove frequenze, le paghi”. Entra più nel merito Michele Meta: “Si tratta di un patrimonio pubblico, quello dello spettro di frequenze, che secondo alcune stime vale 16 miliardi di euro e che sarebbe sbagliato non valorizzare ai fini di una manovra di risanamento. Per assegnare le frequenze di telecomunicazione è stata fatta un’asta pubblica che ha portato nelle casse dello Stato più di 4 miliardi di euro. Non vediamo per quale ragione non si debba seguire la stessa strada anche per quelle digitali televisive da cui si potrebbe generare un ”gruzzoletto” per alzare l’asticella delle pensioni che godranno dell’indicizzazione Istat”.
Ci va ancora più pesante Antonio Di Pietro, che sul suo blog avanza anche l’ipotesi di un patto segreto Berlusconi-Monti:
Le frequenze televisive erano gratuite quando il padrone di Mediaset era presidente del consiglio e lo sono rimaste, nonostante l’emergenza, anche adesso che se ne è andato. Fare cassa a spese dei poveracci sì, ma un’asta per far pagare i diritti televisivi, che per Mediaset sono gratuiti, no. E sì che qualche soldino sarebbe entrato! In Germania l’asta ha portato allo Stato 4,4 miliardi di euro, negli Usa 20 miliardi di dollari. Non è per pensare male ma non vorrei che questa distrazione non fosse casuale e rispondesse invece a un patto con Berlusconi: io vi faccio fare il governo e voi mi continuate a regalare le frequenze. Tanto poi ci sono sempre i pensionati da spremere.
Interessante che l’ipotesi di uno scambio frequenze-manovra fra Berlusconi e Monti lo abbia fatto anche il direttore di Repubblica Ezio Mauro durante la riunione di redazione del suo giornale, visibile online. Interessante perché Repubblica non è certo un giornale vicino all’Italia dei valori mentre lo è stato molto al governo Monti. Esecutivo che per il momento tace sull’argomento. Il ministro deputato alla questione, Corrado Passera, ha ammesso nella conferenza stampa di domenica: “Non abbiamo ancora esaminato il problema delle frequenze televisive”.