Sapete chi gli ha dato ragione. Uno degli uomini più vicini e più fedeli a Berlusconi, il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, che ha trovato ”molto corretto” l’intervento di Barenboim.
Con una faccia che nella sua Milano definiscono di tolla ha detto: ”Da parte del governo sapete che c’è la manovra di fine anno, speriamo con quella di rimediare, anche se i problemi sono tanti e il rigore che ci chiede l’Europa è fondamentale”. Portabandiera del falso sorriso berlusconiano, Romani è andato più in là, definendo “legittime” la protesta dei lavoratori della Scala per i tagli alla cultura, come pure quella in atto all’esterno del teatro milanese in occasione della prima.
Segue un altro pasdaran berlusco, il vice presidente della Scala Bruno Ermolli, protesi del capo del governo nel teatro milanese. Sentite: ”Mi auguro che il ministero della Cultura saprà capire le esigenze del mondo lirico e in particolare della Scala”. E ancora:”Ci sono tre marchi italiani nel mondo, Ferrari, Armani e Scala. I primi due rappresentano il primato del privato, mentre la Scala è una fondazione pubblico-privata ed è responsabilità di tutti tenerla a quell’altissimo livello che vogliamo che sia”. Quel che segue, sembra copiato pari pari da un dispaccio della agenzia Stefani del 1937, invece è l’Ansa del 2010: “Ermolli ha rivelato di avere ”contatti continuativi” con il Governo, e questo lo rende ”ottimista” sul fatto che i finanziamenti statali alla Scala siano dello stesso importo degli anni precedenti, come per altro è stato ipotizzato dalla Fondazione nella stesura del bilancio previsionale dell’ente, già sottoposto al vaglio del Governo”.
Un premio speciale va al sindaco di Milano Letizia Moratti: ”Oggi siamo orgogliosi della nostra Scala, che si conferma un’ eccellenza della nostra città, un vero tempio mondiale della lirica”. E naturalmente ”è giusto l’appello fatto da Barenboim” sui tagli alla cultura, anche per la Moratti: ”Per il nostro paese la cultura è un patrimonio unico”.
Poi c’è il capitolo Bondi, che alla Scala si è ben guardato dal presentarsi con la scusa che doveva votare. Così, un altro milanese d’adozione, il sovrintendente alla Scala Stephane Lissner ha commentato crudamente: ”Avrà altro da fare”, poi, resosi conto di avere superato il limite ha rettificato: ”Non commento, mi dispiace”.
Apriti cielo, i doberman lo hanno preso alla gola. Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato : ”Attaccare con ogni pretesto il ministro Bondi è riprovevole. Il ministro Bondi, che è anche senatore, in queste ore ha partecipato, come suo dovere e nell’assolvimento del mandato che gli elettori gli hanno conferito, alla votazione della legge di stabilità esaminata dall’Aula di palazzo Madama che non ha sospeso i suoi lavori in concomitanza con la pure importante ”prima” della Scala”.
Controcanto di Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al senato: ”Visto il livello al quale siamo giunti, forse la prossima polemica che dobbiamo aspettarci è nei confronti della conferenza dei capigruppo del Senato che si è permessa di calendarizzare il voto della legge di stabilità in concomitanza con la Prima della Scala”. Resta da chiedergli: ma chi ci ha portato a questo livello, se non il suo partito e i suoi co fondatori, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini?
Probabilmente spaventato, Lissneha fatto retromarcia: ”Non c’è nessuna intenzione di polemizzare con il ministro Bondi. Mi hanno chiesto solo se c’era e ho detto di no”.