La contrattazione tra azienda e sindacati che sta avvenendo a Pomigliano cambierà la metrica delle relazioni industriali italiane? E si riuscirà a “rieducare” una fabbrica “anarchica” dove abbondavano gli assenteismi e addirittura i furti? Se lo chiede nel suo reportage pubblicato oggi su “La Repubblica”, Alberto Statera. Il suo è un viaggio in quella fabbrica dove, scrive, “il pendolo rintocca fra tardo-fordismo e marchionismo, la nuova via italiana al toyotismo”.
«Sergio Marchionne l’italo-canadese-svizzero accreditato fin qui da una pubblicistica piuttosto generosa di sentimenti socialdemocratici, se non proprio delle stimmate da erede di Adriano Olivetti e della fabbrica felice, è evidente che non disdegna le sfide. E, aspirante cavaliere senza macchia nell’Italia post-keynesana, ha scelto Pomigliano d’Arco, lo stabilimento Fiat marchiato d’infamia, per fiaccare la “strutturale resistenza operaia all’erogazione del lavoro”, come la definì Frederick Winslow Taylor. Forse sarà la sfida che cambierà (ma in meglio?) la metrica delle relazioni industriali nel capitalismo italiano per il suo l’alto valore simbolico, che molti vogliono paragonabile a quello della Marcia dei Quarantamila colletti bianchi della Fiat nell’ottobre del 1980».
(…) «Questa fabbrica, oggi intitolata – corsi e ricorsi della storia – a Gian Battista Vico, realizzata a un passo da Napoli a partire dal 1968, quando infuriava l’autunno caldo, Cesare Romiti la definì “un bastone gettato dall’Iri e dalla Democrazia cristiana tra le gambe della Fiat”. Una scelta tutta politica fatta non “per”, ma “contro la Fiat”, che pure godè di ottimi incentivi, per ingraziarsi le clientele meridionali. Non aveva alcun senso, secondo l’ex amministratore delegato, che l’Alfa Romeo, produttrice di auto di qualità si mettesse a farne di massa come l’Alfasud, che pure diventò un modello da Amarcord. Nacque male Pomigliano e crebbe peggio, con il più basso tasso di produttività, il più alto di assenteismo, soprattutto in coincidenza con le partite del Napoli Calcio (fino al 24 per cento), il venerdì, o sotto elezioni, quando c’è l’occasione di fare i rappresentanti di lista».
