La notte a Terzigno, la prima dopo le minacce del ministro dell’Interno Roberto Maroni che ha parlato di “linea dura” è trascorsa senza incidenti. Eppure non c’è da stare tranquilli: già mercoledì notte, infatti, gli autocompattatori riprenderanno la loro processione di sversamento rifiuti verso la discarica del Parco del Vesuvio. O meglio ci proveranno.
Maroni e il capo della Polizia stanno preparando un piano di prevenzione, perché è facile capire che, a quel punto, la tensione salirà nuovamente alle stelle. Come scrive con chiarezza Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, il rischio è quello che, alla fine, gli scontri possano portare Maroni a prendere una misura estrema, un’ordinanza che imponga il “divieto di assembramento nella rotonda di Terzigno”. Ovvero uno sgombero coatto del presidio, con tanto di fermi per chi viola il provvedimento.
Il buon senso suggerisce a polizia e Viminale di muoversi in contemporanea su due terreni: da un lato il garantire il diritto al dissenso di chi manifesta in modo pacifico, dall’altro isolare i potenziali violenti. La chiave, nelle intenzioni di Maroni e Manganelli è la “normalità”. I negozi, per esempio, devono rimanere aperti. Ma, scrive la Sarzanini “qualche segnale negativo è arrivato, soprattutto in quei Comuni ad alta densità criminale dove sono stati notati alcuni «capi rione» fare il giro dei negozi sollecitando i proprietari ad abbassare le saracinesche e sospendere l’attività per un po’ di giorni”.
Non a caso è stato chiesto ufficialmente al sindaco di San Giuseppe Vesuviano di ritirare l’ordinanza con cui si prevedeva la chiusura scuole e negozi. Perché è proprio da provvedimenti di questo che si percepisce l’emergenza, e si fa il gioco di chi vuole i disordini. Quanto all’uso dell’esercito, invece, non è semplicemente previsto. Al limite si potrà chiedere ai militari un aiuto nella raccolta dei rifiuti nel momento in cui non si dovesse riuscire a ripulire le strade, un po’ come è accaduto nella Francia paralizzata dallo sciopero per la riforma delle pensioni. Guido Bertolaso è convinto che non servirà e domenica ha promesso che la città sarebbe stata ripulita in tre o quattro giorni. A Napoli e dintorni, però, delle promesse di Bertolaso, un po’ tutti sembrano averne abbastanza.