Rischio crolli al cimitero di Venezia dove le persone sono costrette ad andare a trovare i morti muniti di caschetto di sicurezza. “Sulla tomba di mio marito con l’elmetto? E’ uno scherzo o è scoppiata la guerra?’: non crede alle sue orecchie la signora Dorina, appena scesa dal vaporetto con un mazzo di fiori freschi in mano.
Al cimitero di Venezia sull’isola di San Michele non piovono le bombe, ma è il rischio crolli a costringere i familiari dei 300 defunti del recinto XXI ad avventurarsi fino alla tomba del caro estinto con il caschetto giallo sulla testa e sotto scorta. Solo così bardati si può dire una preghiera, mentre a pochi passi il custode sorveglia che la visita finisca senza danni. Sembra incredibile ma è proprio così se non si vuole rischiare di morire andando a trovare i morti.
Il cimitero monumentale di San Michele ha 150 anni, lì sono sepolti personaggi illustri come Igor Stravinskj ed Ezra Pound, vanta tombe di famiglia con splendide sculture ed è quindi frequentato anche da molti turisti in visita a Venezia. Tutte caratteristiche che rendono necessaria una manutenzione continua che deve fare i conti però con la carenza di fondi. Per più di un anno , infatti, i familiari di quei 300 defunti non hanno potuto andare a deporre un fiore sulla tomba dei loro cari, da quando cioè il fabbricato, costruito non più di una trentina di anni fa, ha cominciato a dare pericolosi segni di instabilità inclinandosi leggermente.
Da quel momento è stato transennato con una rete di sicurezza e l’accesso ai parenti è stato proibito in attesa dei fondi per completare i lavori di consolidamento. Niente soldi, niente visite. E così a ‘Veritas’ è venuta in mente l’idea del caschetto di protezione: “Il finanziamento comunale con i fondi della Legge Speciale per Venezia è pronto, ma deve essere sbloccato dal governo – spiega Riccardo Seccarello a nome dell’azienda che gestisce i servizi cimiteriali – In questo caso bastano 70-80 mila euro e in tre mesi al massimo i lavori possono essere finiti, ma è solo una piccola parte di ciò che serve per garantire la manutenzione continua del cimitero e i fondi della Legge Speciale sono bloccati dall’anno scorso”.
I lavori sono in corso anche nei ‘recinti’ 5bis e VII, dove nessuno può accedere, ma lì le tombe sono così vecchie che anche i parenti non ci sono più. A differenza dei familiari dei defunti che riposano nell’ossario XXI: loro sono vivi e vegeti e anche piuttosto stanchi di non poter portare un fiore sulla tomba di chi è scomparso, tanto che si sono fatti sentire con lamentele e proteste: “E’ per ridurre il loro disagio – spiegano a Veritas – che ci siamo inventati questa iniziativa un po’ fantasiosa ma efficace”.
La prima a bardarsi di tutto punto per portare finalmente un fiore fresco sulla lapide è stata la signora Laura. Ma la voce é girata e dopo il passaparola altri due o tre familiari, tra recinzioni metalliche e lastre cadute, hanno deciso di mettersi il caschetto per poter andare al cimitero.
