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Cofferati rientra nel Pd, grande notizia scivolata come routine, è un fuoriclasse ma la Schlein lo teme, sta arroccata con i suoi mignon

Cofferati rientra nel Pd, è una grande notizia scivolata come routine sui giornali. Potrebbe invece fare la differenza per un partito afflitto da una classe dirigente che potrei definire solo con termini da querela.
Sergio Cofferati dice di volere aiutare Elly Schlein, della quale si dice amico dai tempi della comune presenza al Parlamento europeo.
Vedremo come. E vedremo come reagiranno i personaggi che rappresentano la nouvelle vague della sinistra italiana, passata, grazie ai magheggi di apprendisti stregoni di cui riferirò più avanti, da indispensabile ala sinistra dello schieramento progressista al ruolo di centravanti.
Per il loro modo di pensare, Cofferati potrebbe essere incompatibile. Sul Fatto è partito un primo altolà: un lungo articolo il cui titolo e sommario, letti in congiunzione con la chiusura, dicono tanto.
“Elly Schlein e i suoi: un partito ombra nel Pd
LA RETE: INTELLETTUALI E PADRI NOBILI – Tutte le donne e tutti gli uomini che consigliano la leader del Pd: dai fedelissimi dello staff a Prodi e Barca. Il ruolo di Chiara Valerio”.
Nelle ultime righe un cenno a Cofferati: “ripreso nel Pd nel nome del no al Jobs act”. Pregasi notare il dettaglio: non è lui che è tornato, è il Pd che lo ha ripreso
Certo la grande mobilitazione in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fu l’apoteosi della carriera di Cofferati.
Quanto poi Cofferati, all’epoca segretario generale della Cgil, fosse convinto della funzionalità della tutela, questo me lo sono chiesto più volte, anche alla luce di suoi comportamenti successivi.
Penso piuttosto che il suo ruolo in Cgil gli imponesse quella scelta che fu baciata da un trionfale successo anche organizzativo. Un milione di persone in piazza a Roma. Berlusconi intimidito e ansioso della benevolenza della odiata sinistra a protezione delle sue tv ritirò tutto e per un po’ di anni di quella norma, nata da una istanza di giustizia ma purtroppo abusata a danno dei più, non si parlò per un po’ di anni.
Il rientro di Cofferati nel Pd potrebbe davvero fare la differenza. Temo che non glielo lasceranno fare i nuovi e i vecchi gerarchi del partito, troppo gelosi del loro piccolo o grande potere, troppo miopi per concepire un grande schieramento di sinistra che già oggi sarebbe in grado di vincere alle elezioni.
(Suona familiare, così le liti della maggioranza mandarono Mussolini al potere un secolo e un anno fa).
I nuovi politici della sinistra nelle sue varie declinazioni sono Orfani del grande Pci in cui dovevi obbedire e credere secondo il dogma elaborato da un vertice maturato fra clandestinità e purghe staliniane, guerra partigiana e ricostruzione.
Orfani della grande Dc che ha portato l’Italia fuori dal palude del dopoguerra.
Infiltrati da ex ecologisti.
I loro meccanismi mentali si sono incagliati quando da servitori di dogmi che lasciavano liberi di non pensare si sono ritrovati costretti a misurarsi con un mondo diverso anni luce da quello che fu quando le loro ideologie di riferimento furono elaborate.
Non mi addentro in quel che penso dei vari Bersani, D’Alema, Letta, Renzi, Franceschini, Zingaretti & Co. Il tutto, shakerato, ha prodotto Elly Schlein.
Alla loro modesta capacità di visione e di azione (e siete proprio sicuri che il divinizzato Napolitano meriti di sedere nel girone dei politici accanto a Togliatti e De Gasperi?) dobbiamo il successo di Beppe Grillo. Aveva. voti e parlamentari al tempo di premier, arrivò ecc ecc
In questo marasma, Sergio Cofferati spicca dalla cintola in su, non come Farinata degli Uberti ma come un portiere di pallanuoto.
Di sinistra lo è senza remissione e di sinistra tale da non accettare le continue deviazioni del partito. Il che lo ha spinto al ritiro. In questo favorito dal fatto di essersi trasferito a Genova, città emblematica dell’isolamento fisico e culturale dei nostri secoli d’oro.
Cofferati però possiede una capacità di visione e percezione che pochi nella nostra classe politica possiedono con l’aggiunta di una capacità organizzativa che diede il meglio nella marcia pro articolo 18.
Per questo lo hanno emarginato.
Ho conosciuto personalmente Cofferati quando sedeva sul trono di corso d’Italia a Roma, la sede della Cgil.
In quel periodo Cofferati beveva l’amaro calice di una drastica ristrutturazione dell’organizzazione determinata dal calo di iscritti seguito alla eroica rinuncia da parte del sindacato al l’adeguamento automatico delle retribuzioni al costo della vita, la scala mobile. L’economia italiana fu salva ma le casse dei sindacati ne uscirono malconce. Non c’è lavoratore più precario del sindacalista.
Ero andato a dire a Cofferati che stava commettendo un grave errore, pensionando il più capace e serio sindacalista del settore dei quotidiani che aveva però il difetto di essere socialista. Lo dissi al segretario della Cgil, condendo con alcune osservazioni su certi altri sindacalisti Cgil.
Era presente Ezio Mauro, direttore di Repubblica, il quale aveva un rapporto intenso con Cofferati, come da mestiere.
Anche Mauro come me rimase colpito dalla reazione del segretario: secca, dura, assoluta, di totale chiusura rispetto alla insindacabile autonomia di conduzione della maggior organizzazione sindacale italiana.
Mi colpì ancor più quello che accadde dopo. Cofferati tenne conto della mia critica e non silurò quel suo dirigente socialista. Probabilmente si informò e si rese conto.
Ho rivisto Cofferati parecchi anni dopo a Genova in un bar vicino a casa sua, in una zona della borghesia medio-bassa.
Era il bar Balilla dove tre quarti di secolo or sono i miei cugini mi facevano cantare I pompieri di Viggiu compensandomi con un cono del miglior gelato al mondo, il semifreddo al caffelatte, la panera.
Presente Franco Manzitti, abbiamo concordato la collaborazione di Cofferati a Blitz, proseguita per alcuni anni Gino al suo ritiro.
Non un accenno al passato, solo cordialità e simpatia.
Fra i nostri due incontri erano accadute varie cose.
Evento principale. Cofferati ha ricoperto la carica di sindaco di Bologna, ruolo chiave nella simbologia comunista, ma che dal 1999 era occupato da Giorgio Guazzaloca, primo e tuttora unico esponente del centro-destra ad aver ricoperto quella carica.
Come si è sviluppata la gestione Cofferati, nonché gli eventi successivi sono riportati da Wikipedia, al cui racconto possiamo affidarci.
Cofferati “si presenta alla città ponendo al centro della propria azione politica il tema della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Cofferati, avvalendosi di un programma elettorale condiviso e riformatore, ricompatta in breve tempo lo schieramento che lo ha sostenuto, riuscendo ad affermarsi nelle elezioni amministrative: nel giugno 2004 viene eletto al primo turno con il 55,9% dei voti, superando il sindaco uscente Guazzaloca.
Nel 2005 i primi attriti cin la sinistra del birignao.
Cofferati si batte per impedire la manifestazione anti-proibizionista Street Rave Parade, giunta alla sua nona edizione cittadina. Durante un’intervista rilasciata a Giuliano Ferrara, Cofferati spiega la propria iniziativa dicendo: “È mio dovere quale pubblico amministratore difendere i cittadini anche da loro stessi”. Nel 2006 tenta nuovamente di impedire la manifestazione, rivolgendo severe critiche al Questore di Bologna, accusato di aver utilizzato metodi troppo morbidi a tutela dell’ordine pubblico.
Nel corso del mandato Cofferati solleva il tema dei lavavetri aggressivi nei confronti degli automobilisti e degli affitti in nero; lancia inoltre una campagna anti-graffiti, sostenendo la necessità di una ripulitura straordinaria dei muri cittadini. Tra gli altri provvedimenti varati dalla giunta Cofferati, si ricordano le ordinanze che vietavano il piercing nelle zone genitali, quelle che imponevano la chiusura anticipata dei locali notturni e quelle che proibivano il consumo di alcolici all’aperto dopo le ore 22.
Sicurezza è di sinistra, come insegnavano l’Urss e gli altri Paesi socialisti, come ha rilanciato di recente il sindaco di Milano Sala.
Dal 23 maggio 2007 è uno dei 45 membri del Comitato nazionale per il Partito Democratico che riunisce i leader delle componenti del futuro PD. Cofferati, il 9 ottobre 2008, dichiara pubblicamente di non volersi candidare ad un secondo mandato come sindaco di Bologna, per ricongiungersi definitivamente alla famiglia; poco dopo, infatti si trasferisce a Genova con la moglie ed il figlio Edoardo, nato da pochi mesi.
Nel 2009 Sergio Cofferati è candidato dal partito come capolista per la Circoscrizione Nord-Ovest alle elezioni europee. Ottiene 201.264 preferenze, risultando il più votato per il PD nel Nord-Ovest.
Nel 2014 si ricandida alle elezioni europee con il PD nella circoscrizione del Nord-Ovest. Con 121.146 preferenze è il secondo più votato nella Circoscrizione Nord-Ovest per il PD.
Segue un periodo di declino, di malattia e di ripiegamento. Il rientro fa pensare al modello Cincinnato.però Cincinnato fu richiamato in servizio dai cittadini, Cofferati non sembra altrettanti gradito.
Published by
Marco Benedetto