ROMA – Pisapia: “Milano capitale”. Marino: “La fondò Roma”. Si tatui SPQR sul braccio… Querelle dimenticabile tra sindaci sull’asse Roma-Milano. Da una parte il Giuliano Pisapia a un passo dall’addio testimonia il suo orgoglio per una città che, con l’Expo alle porte, dimostra la sua statura di città faro in Italia, rispolverando il vecchio luogo comune (non che, almeno a livello di dinamismo produttivo, non sia vero) di Milano vera capitale d’Italia.
Dall’altra, Ignazio Marino, per difendere quello romano di orgoglio, che fa? Illustra i nuovi progetti di espansione economica, decanta le virtù e i progressi di una città millenaria ancora tutta dentro la contemporaneità? No: si limita a ricordare, come fosse argomento definitivo per liquidare il rivale, la Roma imperiale che fu, quella Roma senza la quale Milano non esisterebbe nemmeno come idea (“Noi romani fondammo Milano”).
Già non è il massimo ascoltare i romanacci ruminare nella bocca “‘a Capitale” al posto di dire Roma (un po’ come la “maggica” per la squadra di Totti), ma peggio ancora è la retorica imperiale sulla città eterna che dai fasci littori e dai fori di Mussolini s’è trasferita pari pari sulle lupe e sulle aquile tatuate sulle braccia di romanisti e laziali (c’è davvero qualcuno che guarda agli ateniesi al tempo della crisi come agli eredi di Pericle?).
Pisapia parla di cose di oggi, Marino è indietro di un paio di millenni, l’eredità greco-romana essendo, avevamo capito, patrimonio dell’Europa tutta. Nato a Genova da madre svizzera e padre siciliano (“Noi fondammo”?), Marino potrebbe seguire l’esempio di Capitan Totti, un bel gladiatore sul pallido tricipite, o il tifoso/attore Claudio Amendola che s’è fatto tatuare gladiatore, Colosseo e SPQR. Così, per completezza. Magari uno si dimentica…