ROMA – Raggi: netturbini Ama, autisti Atac, più soldi e meno ore solo a Roma. Voto di scambio, dice niente? Prima, a fine dicembre, toccò ai dipendenti Atac, oggi tocca ai netturbini dell’Ama: solo a Roma il nuovo contratto, con la benedizione della giunta M5S e per la soddisfazione dei sindacati di base attivissimi nel far eleggere la candidata sindaco Virginia Raggi, prevede paga aumentata ma stesso orario.
Nel caso Ama, l’azienda dei rifiuti beneficerà di condizioni contrattuali diverse dal resto di tutte le altre città dove il contratto nazionale consente sì le maggiorazioni salariali (120 euro al mese), ma subordinate a un incremento del monte ore (da 36 a 38 la settimana) e disponibilità al lavoro domenicale. A Roma le ore restano le stesse di prima, i soldi di più, la domenica resta consacrata al Signore. Così il lunedì si becca pure l’indennità per maggior carico di lavoro!
Insomma i sindacati sono passati all’incasso, in Atac come in Ama, per i servigi non troppo disinteressati elargiti in campagna elettorale: con gli occhiali M5S uno osserverebbe che di una forma più o meno potabile di voto di scambio trattasi. A meno di considerare di già il dissesto finanziario della città, i cassonetti traboccanti, le discariche fuoriuso, i pochi autobus che cadono a pezzi, le buche assassine, gli assenteisti dei giorni di festa ecc… vecchi stereotipi superati dalle magnifiche sorti e progressive grilline.
Formalmente, il Comune in quanto istituzione non avrebbe voce in capitolo nell’accordo per il nuovo contratto: in teoria, come azionista di maggioranza delle partecipate, sarebbe la controparte dei sindacati. E, in effetti – come segnala un articolo de La Stampa – genesi e sviluppo del nuovo contratto Ama raccontano di una prima firma a luglio che conteneva la maggiorazione dell’orario e la domenica compresa nella turnazione, a metà dicembre il dg arrivato da Milano Stefano Bina aveva sollecitato il rispetto degli accordi contro l’ostruzionismo dei sindacati. Finché non è stato scavalcato dall’amministratrice unica scelta direttamente da Raggi, l’avvocato Antonella Giglio: linea diretta con i sindacati, accettazione supina di ogni richiesta, più soldi e meno ore.
All’Ama (quindi all’azionista Comune, quindi ai cittadini attraverso la tassa rifiuti) il ritardo nell’applicazione del nuovo orario di lavoro costa almeno un milione di euro al mese, tra retribuzioni e straordinari. Possibili ricorsi per danno erariale. E si apre anche una questione politica che investe la giunta Raggi: l’assessore alle partecipate Colomban, che prometteva tagli e efficienza, era informato che il Comune patrocinava un accordo in senso contrario? La sindaca ha avuto un ruolo? E perché il vertice dell’Ama, in assenza di atti formali del Comune, cita come decisivo, in una questione organizzativa, l’intervento del Campidoglio, che non ha titolo diretto? (Jacopo Jacoboni e Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa)