ROMA – “Ma se le stesse cose le facesse Berlusconi?” si chiede Marco Travaglio, indignato come tanti di noi siamo molto imbarazzati, di fronte alla totale insensibilità della sinistra e della cosiddetta società civile di fronte al traffico di parlamentari che sottosta alla sicurezza di Matteo Renzi di far passare la riforma del Senato.
Il confronto è centrato anche se limitato alla tattica parlamentare che si pratica in tutto il mondo e anche da noi sempre, ma che in Italia ha assunto valori metafisici come fondamentale strumento della guerra a Berlusconi. Il mercato delle vacche è intrinseco alla politica, se viola la legge interverrà la magistratura, altrimenti invece di fare tanto scandalo meglio accettarlo come parte della fisiologia della politica.
Il confronto fra Renzi e Berlusconi non offre però molti altri spunti, a parte la spregiudicatezza e l’inquietante rispondenza delle riforme di Renzi a disegni tracciati da altri ormai molti anni fa per rendere l’Italia più governabile e che una volta erano anatema delle varie mutazioni che hanno portato al Pd.
Nella gestione del Paese, l’attivismo forse più della attività di Matteo Renzi non sono minimamente paragonabili alla apatia dei Governi che lo hanno preceduto negli ultimi 20 anni, Prodi e Berlusconi, per non parlare dello tsunami Monti e del farfugliamento di Enrico Letta. Renzi, rispetto a Berlusconi, è certamente aiutato dalla congiuntura mondiale, ma in politica l’immagine è tutto e l’idea che a guidarci c’è un giovanotto che non ha altro interesse che non il nostro (è solo un’idea ma di illusioni si vive e si muore) è certamente più rassicurante di quella di un vecchietto che pensa solo a andare a puttane, mandandoci anche noi nel frattempo, ma purtroppo solo in termini figurati.