ROMA – Oggi campeggia sulle pagine dei giornali la notizia in merito all’assoluzione di Luciana Cristallo e Fabrizio Rubini per l’omicidio di Domenico Bruno a Roma del febbraio 2004. I titoli sono tutti del genere “Uccise a coltellate l’ex marito stalker, assolta”. La Cristallo e l’amante Rubini, per cui il pm aveva chiesto l’ergastolo, dichiararono di aver accoltellato Domenico Bruno e di averlo gettato nel Tevere per legittima difesa, sostenendo che l’ex moglie fosse vittima di “anni ed anni di violenze ed abusi” da parte di Bruno. Accogliendo queste motivazioni La Corte d’Assise li ha assolti.
Ora, non vogliamo certo entrare nel merito della sentenza emessa dai giudici della Corte d’Assise, ci preme invece sottolineare che sempre più la parola “stalker” viene usata impropriamente. Insomma, viene definito “stalker” colui o colei che “perseguita” con telefonate e similari l’innamorato, o comunque l’oggetto delle proprie attenzioni, che evidentemente non ricambia. Si definisce “stalker” anche il soggetto che vessa la compagna o il compagno con “violenze e abusi”. Ma se si tratta di violenze e abusi, non si può parlare di “stalker“, quanto piuttosto di tentato omicidio. E allora forse devono essere riviste le norme giuridiche in materia di stalking.
