RANGOON – Aung San Suu Kyi raccoglie in Myanmar, la ex Birmania, una vittoria travolgente alle prime elezioni democratiche dopo anni di regime militare e di una democrazia ancora molto acerba. Il suo partito, la Lega nazionale per la democrazie, fa sapere di aver conquistato 44 seggi su 45 per la camera bassa assegnati a Yangon, ex capitale e principale città di questo Paese che si avvia a uscire da decenni di oscurantismo.
La dissidente premio Nobel travolge quindi il partito di governo Usdp, “Partito di unione, solidarietà e sviluppo” erede del regime militare che ha retto questo Paese dal 1962 al 2010. Se questi dati venissero confermati, Aung San Suu Kyi avrebbe la maggioranza necessaria a formare il governo ma per legge non può essere lei primo ministro: ha infatti sposato uno straniero (ora è vedova) e la Costituzione le vieta di governare per questo. Alla giunta militare è comunque riservato un quarto dei seggi.
Il Paese è in festa ma la leader dell’opposizione invita ancora alla prudenza: “E’ troppo presto per festeggiare”. Mentre l’Usdp già ammette la sconfitta: in un’intervista a Democratic Voice of Burma, il capo del partito di governo Htay Oo ammette di “aver collezionato più sconfitte che vittorie”. La sua dichiarazione lascia qualche margine di ambiguità, dato che non è chiaro se vada riferita al risultato a livello nazionale o ad alcune realtà locali da lui menzionate precedentemente. Htay Oo si è detto inoltre sorpreso dell’entità della sconfitta subita nella sua circoscrizione, a Hinthada, nel delta della regione, considerata la sua roccaforte. “Non me l’aspettavo perché avevamo fato tantissimo per le genti di quella regione. In ogni caso è una decisione del popolo”. Htay Oo ha comunque detto che il suo partito accetterà qualunque risultato. Anche se il partito di governo Usdp avesse preso meno voti della Lega nazionale per la democrazia, un quarto delle due Camere del Parlamento sarebbe comunque riservato all’esercito, di fatto alleato con l’Usdp.