«In 41 anni che faccio cinema non ricordo un black out assoluto come questo», sono le parole amare del regista Pupi Avati in occasione dello sciopero del set di martedì in cui attori e registi di film e fiction sono rimasti fermi per protestare contro il decreto legislativo in dirittura d’arrivo che renderebbe zoppi i produttori indipendenti del settore audio-visivo.
Attori e registi italiani, molti dei quali scesi hanno protestato a colpi di ciak davanti alle sedi di Mediaset e Rai, chiedono che vengano reintrodotte le quote di programmazione e quelle di investimento riservate al cinema e al documentario.
Una richiesta che rischia di dividere in due la maggioranza. Se da una parte infatti il vice ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani ha proposto il decreto che ridurrebbe al 10% la soglia obbligatoria di investimento da parte delle emittenti tv, dall’altra il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi promette che le quote e gli investimenti resteranno invariati.
Ironico il commento dell’attore Ennio Fantastichini: «Per strada ho incontrato uno che vendeva le caldarroste, faremo una joint-venture, il futuro è nero».
