Presentato all’ultimo Festival di Venezia, la nuova opera di Polanski sintetizza appieno l’evoluzione artistica di uno dei maestri più amati del cinema contemporaneo. Carnage, liberamente ispirato all’omonima pièce teatrale The God of Carnage (Il Dio della carneficina) di Yasmina Reza (coautrice della sceneggiatura), dà sfogo sotto forma di commedia drammatica a tutte quelle ossessioni e introspezioni psicologiche care a Polanski sin dai suoi esordi (si pensi a pellicole come Il coltello nell’acqua o Repulsion).
E così in poco più di 70 minuti il cineasta francese si diverte a fare a pezzi con inumana ferocia la nuova borghesia americana mettendone a nudo vizi e falsità.
La storia parte da un banale litigio fra ragazzini in un parco di Manhattan al termine del quale un undicenne ci rimette due incisivi. I genitori della vittima decidono allora di convocare in casa loro i genitori del presunto colpevole, per una pacifica chiarificazione sull’incidente. Da una parte la coppia formata da Penelope (Jodie Foster), scrittrice liberal appassionata di arte, e Michael (John C. Reilly), bonario commerciante di articoli per la casa; dall’altra Nancy (Kate Winslet), giovane broker finanziaria, ed Alan Cowan (Christoph Waltz), affermato avvocato del tutto estraneo alle buone maniere.
Un semplice colloquio tra persone civili…ma è solo apparenza. Le coppie iniziano ben presto a discutere, ognuna cercando di difendere le proprie convinzioni, spogliandosi progressivamente di quell’aurea di perbenismo imposta dalla cultura del “politically correct“. Le gentilezze dopo un caffè ed una torta alla frutta lasciano il passo agli insulti – complice il whisky che inizia a circolare nel salotto di Brooklyn in cui è ambientata l’intera vicenda – e la carneficina citata nel titolo ha inizio.
Un tutti contro tutti senza esclusioni di colpi, mariti contro mogli, middle class contro borghesia, ragione contro istinto. Polanski servendosi di un cast di attori di primissimo ordine – su tutti un Waltz da stropicciarsi gli occhi capace di ripetersi dopo l’ottima prova di Inglorious Bastards – invita gli spettatori a ricordare che ognuno di noi, al di là della propria professione o posizione sociale, non può sottrarsi alla sua natura animalesca, un territorio dominato esclusivamente da egoismo e aggressività.
Tra battute al vetriolo, dialoghi serrati ed improvvisi cambi d’inquadrature Polanski offre il meglio di sé. Un teatrino tragicomico, spietato, eccessivo, claustrofobico. Cinema da applausi.