Finalmente una pellicola in grado di rilanciare l’horror made in Italy . Non certo un capolavoro sia chiaro ma un film girato con rara intelligenza, ricco di suspence e colpi di scena come non si vedeva da tempo. “Shadow” di Federico Zampaglione – cantante leader dei Tiromancino per la seconda volta dietro la macchina da presa dopo la deludente commedia noir Nero bifamiliare – rappresenta sicuramente una bella sorpresa per gli amanti del brivido e non solo.
Il film girato con attori stranieri e troupe italiana, dopo esser stato distribuito in diversi paesi stranieri e aver raccolto i consensi della critica specializzata (miglior regista horror e miglior sceneggiatura al fantasy horror award di Orvieto) sbarca ora nelle sale italiane. La pellicola che rende omaggio in maniera esplicita all’horror italiano anni ’70 – da Dario Argento, vera ispirazione nonché amico di Zampaglione, a Lamberto Bava, da Lucio Fulci a Ruggero Deodato – ha innanzitutto il pregio di creare atmosfere oniriche senza abbandonarsi a facili eccessi splatter nonostante la confezione in perfetto stile B-movie.
In sostanza, a differenza dell’horror mainstream di questo decennio – si vedano film celebrati come Hostel e Saw – Zampaglione sa regalarci tanti brividi e poco sangue. Eppure il regista romano ricorre sapientemente a tutti gli ingredienti del genere: case spettrali, violenza, amputazioni e sadismo a go-go. Il tutto in poco meno di 80 minuti di proiezione, senza lasciare allo spettatore un attimo di respiro. “Shadow” racconta la storia di David (Jake Muxworthy), un ex marine che decide di attraversare l’Europa in mountain-bike per dimenticare gli orrori della guerra in Iraq.
In uno sperduto paesino delle Alpi italiane, il giovane incontra l’attraente Angeline (Karina Testa) con cui inizia ad esplorare i dintorni. Ma il loro viaggio tra boschi e montagne si trasforma ben presto in un incubo: prima saranno inseguiti da due cacciatori psicopatici poi si ritroveranno tra le grinfie di un sadico torturatore (Nuot Arquint già apprezzato ne “Il Divo” di Paolo Sorrentino)…
Se è vero che trama e personaggi non vengono mai approfonditi seriamente, Zampaglione riesce tuttavia a costruire una suspence crescente sfruttando al meglio l’ambientazione ed un montaggio serratissimo. La violenza è quasi sempre suggerita più che ostentata, i tempi morti e tutto ciò che possa risultare superfluo alla narrazione vengono completamenete azzerati.
Le atmosfere cimiteriali, il grigiore del paesaggio montano ed una martellante colonna sonora – firmata dal gruppo “The Alvarius”, fondato dal fratello di Zampaglione – fanno il resto. In definitiva la paura non manca e il ritmo resta altissimo. Senza parlare del finale a sorpresa. Per molti ottimisti “Shadow” rappresenta già la rinascita dello spaghetti horror. E se non è così poco ci manca.