Dopo “Il profeta” di Jacques Audiard, ecco un altro prison movie destinato a diventare un classico del cinema carcerario. “Cella 211”, diretto dal regista iberico Daniel Monzòn e ispirato al romanzo di F.P. Gandull, sbarca nelle sale italiane dopo aver conquistato in patria ben otto premi Goya. Un’ennesima conferma della stagione d’oro vissuta in questi anni dal cinema spagnolo capace di sfornare talenti del calibro di Amenabar, Balaguerò e Plaza.
“Cella 211” è una pellicola d’azione di tutto rispetto, caratterizzata da un montaggio serratissimo, inquadrature oniriche e scene ad alto tasso di adrenalina. Il film racconta l’assurda vicenda di Juan Olivier (Alberto Amman), giovane guardia cerceraria al suo primo giorno d’impiego in un penitenziario di massima sicurezza. L’uomo, dopo esser svenuto a seguito di un banale incidente, si ritrova da solo in una cella nel bel mezzo di una rivolta capeggiata dal carismatico Malamadre (Luis Tosar).
A Juan non resta allora che fingersi un detenuto, un improbabile omicida, per evitare di essere linciato dai carcerati. Non sembrerebbero esserci chance di salvezza ma grazie ai suoi modi risoluti il protagonista riesce a conquistare la fiducia di Malamadre. Le cose iniziano a complicarsi ulteriormente quando i rivoltosi decidono di prendere in ostaggio tre detenuti appartenenti all’Eta. Le istituzioni, paralizzate dall’inattesa sommossa, si dimostrano incapaci di negoziare con i carcerati. Lo scontro armato con i detenuti appare inevitabile. E come se non bastasse, Juan non riesce ad avvisare la moglie – incinta di sei mesi – rimasta senza sue notizie da giorni…
“Cella 211” piacerà sicuramente agli amanti del genere prison movie ma non solo. La pellicola di Monzòn ha il pregio infatti di rimanere in bilico fino all’ultimo istante tra il film di denuncia – esattamente come “Il profeta” – e l’action movie. E ci riesce mantenedo altissima la tensione, senza un attimo di tregua, attraverso una regia diretta e tutt’altro che banale. Spettacolare, violento, imprevedibile, politicamente scorretto. Da non perdere.