ROMA, 27 OTT – Un amore nato tra due sconosciuti nello spazio breve che divide le frontiere superprotette di Corea del Nord e Corea del Sud, tra Poonsang (Yoon Kye-sang), un eroico silenzioso traghettatore di anime e messaggi dall'una all'altra parte, e una ragazza, In-oak (Kim Gyu-Ri) che lui, su ordine di agenti governativi, porta nel ricco sud del paese per raggiungere il suo ex, un disertore coreano. Questo, in estrema sintesi, 'Poonsang', film in concorso al Festival di Roma che si apre oggi, scritto e prodotto da Kim Ki-duk e firmato invece da Juhn Jaihong, al suo secondo lungometraggio.
Un lavoro in cui si fondono con grande armonia atmosfere noir, la violenza cruda dei film del regista di Ferro 3, l'amore impossibile senza speranza e anche la politica che spezza in due la Corea. Tutto nasce quando l'amante della donna capisce che tra Poonsang e lei sono bastate solo tre ore insieme per far nascere un amore difficile da rompere. Cosi' diventa gelosissimo e consegna Poonsang agli agenti governativi. Torturato a sangue, gli viene offerta la possibilita' di tornare indietro con In-oak, a condizione che intervenga a favore di un agente sud coreano infiltratosi nella Corea del Nord.
Ma le cose non vanno come dovrebbero andare. E alla fine arriva la vendetta concentrazionaria alla Kim ki-duk: coreani dell'una e dell'altra parte tutti insieme in un'unica cella e armati dallo stesso Poonsang perche' si sparino tra loro.
Scena cult del film quella che vede In-oak, con le mani legate, gettarsi a terra dov'e' il suo Poonsang torturato e sanguinante. E questo solo per raggiungere le sue labbra. I due si baceranno per la prima volta cosi' davanti ai loro torturatori nonostante le loro risa.
