ROMA – “Ornithologist, philatelist, philantropic“. “Ornitologo, filatelico, filantropo. Ripeti con me: ornitologo, filatelico, filantropo. Ornitologo, filatelico, filantropo”: รจ questo il podio psicotico del miliardario (per ereditร ) John Eleuthรจre Du Pont (Steve Carell), che nell’unica scena comica di Foxcatcher sta – in tre parole – raccontando se stesso al campione di wrestling Mark Schultz (Channing Tatum). Descrivendosi come un appassionato – nell’ordine – di uccelli, francobolli, esseri umani. Nella distribuzione delle medaglie qualcosa non quadra: l’umanitร si deve accontentare del bronzo.
John e Mark sono in elicottero, lo scioglilingua รจ il discorso con il quale il campione di lotta – fresco di vittoria mondiale – deve presentare a una platea di influenti il suo “mentore”. Cioรจ il suo amico-allenatore-manipolatore, un bambino cresciuto troppo ricco e troppo solo in una tenuta immensa (Foxcatcher) costruita con i dollari delle armi che la sua famiglia da un paio di secoli vende all’esercito americano.
Con un padre assente e una madre (grande cameo di Vanessa Redgrave) tutta presa dal nobile sport dell’equitazione, il piccolo John sublima il suo conflitto di Edipo e la sua omosessualitร appassionandosi a uno sport descritto dalla sua sprezzante genitrice come “low“, per bassi ceti sociali: la lotta libera, cioรจ il wrestling. Da non confondersi col wrestling che poi l’America ha esportato in tutto il mondo: niente mascherate, nickname, colpi telefonati, muscoli oliati o forme femminili in evidenza.
La lotta libera รจ uno sport olimpico, antico e per nulla spettacolare. Non c’รจ il “gol”, non c’รจ il canestro da tre punti, non c’รจ l’ace, non c’รจ il k.o., non c’รจ il sangue, non c’รจ il ring. C’รจ un estenuante combattimento in cui si devono attivare tutti i gruppi muscolari in una partita a scacchi psicofisica in cui vince chi riesce a tirare fuori abilitร tecnica e forza di volontร .
Foxcatcher, regia di Bennett Miller. Palma d’Oro a Cannes 2014, cinque nomination agli Oscar 2015, ha le stesse caratteristiche. ร un film spigoloso, duro, che non concede nulla allo spettacolo. A cominciare dalla scelta di raccontare una storia vera quanto tragica, condensata su pellicola in un arco temporale di due anni, dal 1987 al 1988.
La colonna sonora รจ fatta di silenzi, gli attori recitano con i corpi, incarnano i personaggi. Mentre la sceneggiatura รจ costruita tutta in sottrazione. Perchรฉ nei dialoghi le parole non si sprecano (vedetelo in lingua originale) e le parti piรน significative sono le frasi non dette. Cose importanti accadono senza che la cinepresa le metta a fuoco o che il montaggio sonoro ce ne faccia sentire voci e rumori.
In una scena di grande tensione Mark-Channing Tatum riesce a esprimere tutta la sua rabbia solo col rumore della macchina per i muscoli delle gambe. Sudore e silenzio. Cosรฌ l’allenamento massacrante dei lottatori viene reso in tutta la sua dura quotidianitร : siamo lontanissimi dai picchi di endorfina di Rocky che aggrediva scalinate e quarti di bue sulle note di “California”.
Per introdurci al rapporto fra lui e il suo fratello maggiore Dave Schultz (Mark Ruffalo), alla regia di Miller basta mostrarci una lotta a fine allenamento: vince il piรน tecnico e piรน maturo Dave sul piรน irruento e piรน fragile Mark. ร il modo in cui sono venuti fuori dalla lotta estenuante con la vita: cresciuti soli, Dave ha dovuto fare da padre e madre a Mark, che perรฒ รจ rimasto un bisonte solitario e pieno di rabbia, mentre il fratello รจ riuscito a farsi una famiglia e a mettere radici nel nulla del Wisconsin.
Campioni olimpionici ma squattrinati proprio per colpa della scarsa spettacolaritร – ben poco televisiva – della lotta libera, sulla vita dei due si abbatte tragicamente la solitudine miliardaria di Du Pont, il quale riesce a trascinare Mark nella sua reggia malata e farne il suo giocattolo, il suo amico e il suo oggetto di pulsioni erotiche mai esplicitate in maniera “adulta”.
E qui torniamo all’elicottero. Dopo essersi raccontato come uno per il quale gli umani vengono dopo i volatili e i francobolli, John Eleuthere porge al suo fragile orsacchiottone di peluche un kit per prepararsi una striscia “a buffet” di cocaina. “Non mi sembra una buona idea”, replica Mark. Che perรฒ, col fare goffo che poteva avere Adamo quando colse quella mela, prepara, inala e inizia una lunga caduta. Si sveglierร in una gabbia di Mixed Martial Arts, sempre piรน bufalo, sempre piรน solo e sempre piรน fragile.

















