LOS ANGELES – Suicidio o omicidio? Sono passati quasi cinquant’anni dal 5 agosto 1962, quando Marilyn Monroe venne trovata senza vita nella sua casa a Brentwood, Los Angeles. Troppi barbiturici nel corpo per sopravvivere. Ma nonostante il tempo e le indagini ancora non si sa se sia stato un suicidio o un incidente. O un omicidio.
Il mistero riguarda i 35 minuti tra la morte della trentaseienne Marilyn-Norma Jean Baker e l’arrivo degli agenti. Forse qualcuno ha dovuto rimuovere delle cimici dalla casa dell’attrice? Marilyn era spiata dai tempi della sua relazione con Arthur Miller, intellettuale accusato di comunismo nei tempi della caccia alle streghe. Nonostante questo i tabulati delle telefonate sono spariti.
Stessa fine nel nulla anche per i files segreti dell’Fbi. Sono andati persi o qualcuno li ha volutamente distrutti? E dov’è finito il diario dell’attrice?
Più che la politica c’entrava forse l’amore (o semplicemente il sesso) con le relazioni pericolose tra la splendida bionda e gli sposatissimi, cattolicissimi fratelli Kennedy, il presidente John e il senatore Robert?
E poi, perché la domestica fece un bucato in lavatrice quando l’inchiesta era appena iniziata? C’era qualche vestito da pulire? Dopo gli indumenti in frigorifero della liaison Monica Lewinsky-Bill Clinton nelle relazioni gli abiti hanno valori che vanno al di là del capo firmato.
Se davvero Marilyn si era suicidata, come aveva fatto ad ingerire da sola 50 pillole senza un bicchiere d’acqua sul comodino? E perché la procura aveva prima parlato di quindici bottigliette di medicinali nella camera di Marilyn, ma poi nel rapporto sulla morte ne erano elencati solo otto? E come mai i campioni prelevati dai suoi organi digestivi furono buttati senza aver fatto prima gli esami?
Cinquant’anni dopo quella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962 queste domande non hanno ancora trovato una risposta. Le ipotesi, le teorie, sono infinite. Ancor più dei dubbi, forse. Quel che è certo è che a chi a quei tempi comandava negli Stati Uniti la morte di Marilyn non faceva male, anzi. La verità non si è trovata neppure con la seconda indagine nel 1982.
Ma davvero la fragile Marilyn ha avuto la forza di ammazzarsi? Lei che aveva superato la povertà e la solitudine, l’abbandono del padre e la pazzia della madre, gli aborti, i tradimenti…
Diceva: “Un’attrice non è una macchina, ma viene trattata come una macchina. Una macchina per fare soldi”. Forse i ritardi sul set e i copioni non imparati a memoria, le sviste che fecero arrabbiare anche Lawrence Oliver, suo partner ne Il principe e la ballerina (per chi lo volesse vedere Sky lo dà in prima serata proprio il 5 agosto) l’avevano resa una macchina che non fa più fare soldi.
Avevano dimenticato che Norma Jean non era una macchina. Ma forse questo l’aveva dimenticato lei stessa. “Sto cercando di provare a me stessa di essere una persona. Poi cercherò di convincermi di essere anche un’attrice”. Quel 5 agosto abbiamo perso sia l’attrice sia la persona.