
VENEZIA – Al Festival di Venezia sbarca la pellicola su Giacomo Leopardi “Il giovane favoloso”, il film diretto da Mario Martoneย e interpretato da Elio Germano. Film accolto e celebrato con dieci minuti di applausi.
ร commosso, Mario Martone, mentre il Lido sโinchina con dieci minuti di applausi a Il giovane favolosoย – scriveย Gloria Satta del Messaggero –ย terzo e ultimo titolo italiano in concorso. ยซLibertร , ribellione, amore per la vita, voglia di uscire dalle gabbie delle convenzioni sociali, culturali, politiche: รจ questa, ancora oggi, la lezione di Leopardiยป, dice il regista napoletano.(…) La modernitร di Leopardi? Per Martone consiste nella sua ribellione alle costrizioni che la vita ci mette davanti: ยซTutti noi, in nome dellโipocrisia borghese, finiamo per venire a patti con queste costrizioni ma lui si rifiutรฒ sempre di indossare una maschera. Preferรฌ essere se stesso e far vivere la sua anima. Lโinfelicitร di cui tanto si parla rappresenta la premessa alla sua spinta verso la vitaยป. Per vedere il film (che sarร nelle sale il 16 ottobre con 01), conclude il regista, ยซnon รจ necessario aver letto i versi del poeta, servono solo lโanima e il cuoreยป.E aggiunge: ยซA pensarci bene tutto il mio cinema, fin dagli anni Ottanta, รจ stato un lungo viaggio che mi ha condotto a Leopardiยป.
“Vita di un uomo che non ebbe quasi una vita, ma amava il mondo con trasporto totale – scrive Fabio Ferzetti sempre sul Messaggero – Ritratto di unโanima vasta e luminosa chiusa in un corpo piccolo e ingrato. Autobiografia interiore di uno dei piรน grandi poeti del suo tempo, malgrado il suo tempo”.
“Aย Leopardi – continua Fabio Ferzetti – ย tocca in sorte la Restaurazione e unโItalia ancora piรน piccola, meschina, chiusa in consorterie ostili, incapace di intuire la modernitร di quel poeta. Che il film insegue in tre movimenti distinti e un “poco ineguali, ma animati dalla stessa tensione verso la rivolta e lโaffermazione di una personalitร unica. Ed ecco lโinfanzia a Recanati, con le gioie insieme fisiche e intellettuali dello studio che crescendo diventano noia e smania di fuga dalle costrizioni familiari. Ecco il rapporto ambiguo col padre (Massimo Popolizio), lโamicizia travolgente con Giordani (Valerio Binasco) e piรน tardi con Ranieri (Michele Riondino), tutti e due cosรฌ vicini e insieme incapaci di capirlo fino in fondo. Ecco la fuga a Firenze e poi a Roma, di delusione in delusione, nei salotti letterari come nei camerini delle attrici, mentre il governo boccia i suoi progetti, gli scrittori gli rimproverano ยซla solita insopportabile malinconiaยป, Giacomo scrive le Operette morali (ma quella Natura matrigna col volto tetro della madre รจ una sottolineatura eccessiva) e infine approda a Napoli, dove la vitalitร plebea di quei ยซLazzaroni e Pulcinelliยป dร momentaneo conforto al fisico ormai stremato del poeta. E Martone dร il meglio del suo cinema materico e onirico, fino al magnifico finale della Ginestra, in cui il mondo fisico e mondo interiore finalmente si sommano e si confondono, un poโ come le immagini del regista e i versi di Leopardi. Mentre Elio Germano tocca il culmine di unโinterpretazione sofferta e insieme straniata, intellettuale e misuratissima, da cui il film trae buona parte della sua forza”.
“Mario Martone ha centrato l’obiettivo” scrive Paolo D’Agostini di Repubblica:
Il Leopardi cesellato da Elio Germano (sfida titanica quella di evitare i trappoloni della caricatura del poeta storpio e sfigato) รจ un uomo che sa di essere dotato di qualitร speciali, e non disdegna fame di affermazione. Ed รจ anche, e soprattutto a dispetto delle spietate limitazioni impostegli dalla natura โ la banale spiegazione del suo disperato pessimismo, quello che la societร letteraria, dapprima osannante poi sempre piรน isolandolo, gli rimprovera โ un vulcano di vitalitร anche nei feroci sarcasmi o nelle ghiottonerie o nellโinnamoramento per Rossini. Un fuoco che arde senza posa in cerca di aria libera (โho bisogno di entusiasmo fuoco vitaโ), pronto a cogliere e ad auspicare ogni segnale di rottura (โil vero consiste nel dubbioโ) di vecchi equilibri, tanto artistici che in senso lato politici e sociali. La tempra dei rari grandi solitari profeti, per nulla compiaciuta di infelicitร e tetraggine, espressa senza retorica nรฉ magniloquenza. Un film โpesanteโ? Puรฒ darsi, ma come prezioso antidoto a una leggerezza drogata, pigra e irresponsabile. E comunque fonte di grandi e forti emozioni.
“ร un Kurt Cobain dellโ800 che lottava contro lโipocrisia” dice Martone, inetrvistato da Maria Pia Fusco di Repubblica:
Mario Martone non รจ stato uno dei tanti adolescenti che si identificavano nel male di vivere di Giacomo Leopardi, perchรฉ ยซavendo cominciato presto a lavorare con il teatro โ ero ancora a scuola โ รจ come se le etร della vita si fossero scombussolate. Lโadolescenza lโho scoperta dopo, e forse allora รจ venuto il momento di Leopardiยป, dice lโautore di Il giovane favoloso . ยซLo amiamo perchรฉ sentiamo che la sua sofferenza รจ il disagio di sentirsi scomodi nellโesistenza. Quello che ha scritto lo viveva tutto su di sรฉ, senza la protezione dellโipocrisia. โIo non capisco come tutti possano indossare la stessa mascheraโ, scriveva nelle Operette morali.
Il tema della ribellione e della diversitร lo rende vicino a noi. Sul set lo aveva definito un Kurt Cobain, il leader dei Nirvana, dellโ800… A pensarci mi sembra di aver fatto solo film leopardianiยป.
Il percorso verso Il giovane favoloso parte nel 2010 proprio dalla Mostra. ยซCon mia moglie, Ippolita di Majo, pensiamo di fare la drammaturgia di โOperette moraliโ e andiamo a Recanati, un luogo ancora oggi molto evocativo ed essendo di Napoli, ho โ vistoโ il viaggio di Leopardi, il confronto tra Recanati e la forza di una cittร come Napoli. Poi abbiamo trovato lโentusiasmo del produttore Carlo Degli Esposti e tutto รจ cominciato. ร un film che fa parte del grande cantiere ottocentesco dei miei ultimi dieci anni, dallo spettacolo su โLeopardi a Napoliโ di Enzo Moscato, lโOttocento di Rossini, Noi credevamo. Il giovane favoloso รจ il compimento di tuttoยป.
Sempreย lunedรฌ 1 settembreย รจ stato il turno anche diย Frances McDormand,ย protagonista e produttrice della miniserie Hbo Olive Kitteridge ( in Italia a gennaio su Sky Cinema). Diretto da Lisa Cholodenko, ( I ragazzi stanno bene).
L’intervista a Repubblica:
Giacca, camicia pantaloni neri, trucco invisibile, unico vezzo un paio di bellissimi orecchini a goccia. Al Lido piove a dirotto, lei รจ felice: ยซAdoro i festival, mi sembrano il luogo perfetto per profonde chiacchierate sul cinema ยป. Cinquantasette anni e un Oscar per la poliziotta incinta di Fargo, lโattrice e musa dei Coen stavolta conquista la Mostra di Venezia con un prodotto televisivo, fuori concorso. Eโ protagonista e produttrice della miniserie Hbo Olive Kitteridge ( in Italia a gennaio su Sky Cinema). Diretto da Lisa Cholodenko, ( I ragazzi stanno bene) il film รจ un affresco corale, quattro ore per raccontare venticinque anni, ambientato in una cittadina di mare americana. Umorismo in puro stile Coen, personaggi forti e colpi di scena che ruotano intorno alla rude professoressa di matematica, depressa e vitalissima, interpretata da Frances McDormand, ยซuna donna che nessuno puรฒ ignorare e che non tutti amanoยป.
Signora McDormand lei ha comprato i diritti del romanzo di Elizabeth Strout prima ancora che vincesse il Pulitzer.
ยซMi ha folgorato. Io non amo progetti a lungo termine, al cinema. E non potrei lavorare cinque anni alla stessa serie televisiva. Questa storia si prestava ad essere raccontata con la giusta lunghezza, regalando la necessaria profonditร al personaggio. Eโ stata una preparazione lunga. A Olive Kitteridge ho lavorato come attrice e produttrice, partecipando a ogni scelta, da quella della regista ai mobili che doveva avere in cucina il mio personaggioยป.
Finalmente รจ la protagonista assoluta.
ยซHo 57 anni. Dai tempi di Blood simple, ho costruito la mia carriera con ruoli da comprimaria, facendo da spalla al protagonista maschile. Non รจ facile trovare ruoli forti da donna al cinema, e quando lo sono, penso al Salt di Angelina Jolie, sono semplicemente ruoli da uomo fatti interpretare a una donna. La mia Olive รจ un personaggio forte, stoico, non necessariamente empatico. Ma le donne ci si ritrovano e io volevo che fosse cosรฌยป.
In molti la paragonano alla poliziotta incinta di Fargo.
ยซFu una sorpresa per tutti, sul set di Fargo puntavamo tutti sul personaggio di Steve Buscemi. Nella mia poliziotta incinta forse cโera la veritร di quel che succede a molte donne nei posti di lavoroยป.
Il film racconta anche la bellezza di un matrimonio longevo.
ยซSpero che i giovani ci possano credere che il matrimonio possa diventare una sfida lunga una vita. Sono sposata da 32 anni, il mio collega e coprotagonista Richard Jenkins da 45, questo film รจ fatto da persone che credono nel matrimonioยป.
Mai pensato di debuttare nella regia?
ยซUn regista in famiglia basta e avanza. Mi basta saper fare la produttrice e sono una buona massaia. Sono brava a gestire traslochi, tenere lโagenda sociale di mio marito, trovare scuole per mio figlio, arredare case, e sono bravissima a stirare. Non mi sembra pocoยป.
Che ricordi ha di This must be the place con Paolo Sorrentino?
ยซLo adoro. Eโ un bravo regista e mi ha colpito al primo incontro perchรฉ conosceva tutta la mia filmografia. Mi piacerebbe lavorare allโestero, ma cโรจ il problema della lingua. Dovrei trovare uno come Fellini, sui cui set gli attori invece che le parole dicevano i numeriยป.
