CITTA' DEL VATICANO – Nanni Moretti e' ''un autore che non fa fatica a stagliarsi sulla media del cinema italiano contemporaneo'', ma ''a essersi smarrita'' e' la capacita' di comporre gli ingredienti del suo cinema ''in un congegno efficace''. Non e' una stroncatura, bensi' un giudizio con molte riserve, la recensione di ''Habemus Papam'' che l'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, pubblica nell'edizione di domani. ''Cio' che si imputava a Moretti fino a qualche anno fa – scrive il critico cinematografico Emilio Ranzato -, ossia di indulgere in un eccessivo narcisismo, di monopolizzare l'attenzione dello spettatore con la sua personalita', oggi gli si sta rivolgendo contro. Nel senso che non riesce piu' a sottrarsi dallo schermo senza compromettere il risultato complessivo dei suoi lavori''. ''A Moretti, insomma – prosegue -, non sta riuscendo cio' che e' riuscito a Woody Allen a partire da meta' carriera, ossia relegare efficacemente il proprio alter-ego cinematografico a comprimario, a spettatore, o addirittura cancellarlo del tutto''. Ricordando l'evoluzione dell'opera del regista romano a partire dai film in cui Moretti era l'assoluto protagonista, il giornale vaticano sottolinea in particolare che ''l'idea di spostare fuori da se' il fulcro delle crisi di volta in volta raccontate non ha pagato, e 'Habemus Papam' lo conferma''. ''Chiedere a Moretti di impersonare questo Pontefice sconquassato dai dubbi sarebbe stato troppo – scrive ancora l'Osservatore Romano -, ma ci si aspettava che svolgesse almeno il ruolo di contraltare dialettico, che conducesse fino in fondo quella battaglia che una battuta iniziale del film sembrava propiziare: Il concetto di anima e quello di inconscio non possono coesistere''. Insomma, ''il Papa dubbioso perde un interlocutore che non sia la sua enigmatica coscienza, e viene abbandonato al centro di una drammaturgia troppo inerte. Di conseguenza solo la sentita interpretazione di Piccoli lo rende intenso e, a tratti, persino commovente''.
