Che Hollywood abbia sempre avuto un debole per il tema della “giustizia fai da te” è cosa quantomai nota. Lo sanno bene gli estimatori del genere revenge movie tanto in voga negli anni ’70, spesso associato ad attori come Clint Eastwood o il compianto Charles Bronson destinati a diventare nell’immaginario collettivo gli antieroi per eccellenza del cinema a stelle e strisce.
Ma l’atteso Giustizia privata di Gary Gray (già regista de Il negoziatore e The Italian Job), nonostante alcune ingenuità narrative, sembra discostarsi non poco dal prevedibile filone del “Giustiziere della notte”. Merito di una regia calibrata – capace di fondere con estrema efficacia il legal-thriller con spettacolari sequenze action – e dei due protagonisti Jamie Foxx (The soloist) e Gerard Butler (300), autori di una prova a dir poco maiuscola.
Questa, in breve, la trama. L’ingegnere Clyde Shelton (Gerard Butler) assiste impotente all’omicidio della moglie e della figlia per mano di due ladri. Il procuratore distrettuale Nick Rice (Jamie Foxx), decide di patteggiare con l’autore materiale del duplice omicidio che, scaricate le responsabilità sul complice poi condannato a morte, se la caverà con una condanna per omicidio di terzo grado.
A distanza di dieci anni, la furia omicida di Clyde è pronta a esplodere. Prima il ladro condannato a morte spira atrocemente dopo l’iniezione letale – qualcuno ha infatti manomesso le sostanze… -, poi l’altro malvivente viene rapito e fatto a pezzi. Arrestato, Clyde confessa tutto all’avvocato Rice. Ma è soltanto l’inizio di una battaglia psicologica tra i due protagonisti: l’ex ingegnere, pur essendo rinchiuso in carcere, continuerà a uccidere tutte le persone (giudici e avvocati) che hanno lasciato impunito il massacro della sua famiglia. Il piano di Clyde è preciso: il sistema giudiziario americano deve pagare. Impossibile per lo spettatore – almeno nella prima mezz’ora del film – non identificarsi con Clyde/Butler, prototipo dell’onesto cittadino tradito dalla legge. Un padre e marito che dopo aver visto stuprare e uccidere la moglie e la figlioletta non può che esser dominato dall’odio.
Ottima in tal senso l’interpretazione di Butler – anche produttore della pellicola – capace di dar vita ad un personaggio cinico e superomistico, in grado di metter in scacco un’intera città grazie al suo geniale intelletto. Altrettanto bravo Jamie Foxx nell’interpretare un avvocato freddo e razionale, quasi insensibile al dramma vissuto dal suo assistito, perfetto alter ego di Clyde. Un duo che coadiuvato da caratteristi come Colm Meaney e la sexy Leslie Bibb riesce a sopperire all’approsimativa sceneggiatura firmata da Kurt Wimmer.
Alcune scene sono certamente troppo spettacolarizzate – tra un’esplosione e l’altra c’era da aspettarselo…-, ma il giocattolo di Gary Gray funziona alla perfezione. Il ritmo resta serratissimo per gli oltre 100 minuti di proiezione, effetti speciali e fotografia sono più che apprezzabili. E nonostante la psicologia dei personaggi rimanga spesso in superficie, gran parte dei dialoghi tra Butler e Foxx risultano efficaci. Di certo non un capolavoro. Ma senz’altro un ottimo esempio di come miscelare suspence e azione senza mai annoiare lo spettatore. Che dire, intrattenimento allo stato puro.