Un viaggio nell’incubo, ambientato in un’America post-apocalittica dominata dal freddo e dal cannibalismo. E qui che padre (Viggo Mortensen) e figlio (il 14enne Kodi Smit-McPhee) sono costretti a vagare, diretti verso l’Oceano alla ricerca di una vita migliore. Ma non è così semplice. La nuova era glaciale causata da un imprecisato cataclisma – forse l’inquinamento o la guerra atomica – ha spazzato via flora e fauna dal pianeta terra. I pochi essere umani sopravvissuti vagano come spettri alla ricerca di cibo, col costante timore di esser divorati dai propri simili…
Questa la trama del controverso “The Road”, diretto dall’australiano John Hillcoat e tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy – già autore del fortunato “Non è un paese per vecchi” portato sul grande schermo dai fratelli Cohen -, vincitore del Premio Pulitzer nel 2007.
Un film sicuramente difficile passato quasi inosservato nelle sale americane a causa della sua estrema crudezza. “The Road”, con tutti i suoi pregi e difetti, è una pellicola che non scende a compromessi neanche per un istante. Altamente fedele al romanzo di McCarthy ha infatti il merito di trascinare lo spettatore in un mondo di pura follia, senza ricorrere ad effettacci splatter o colpi bassi. Il livello di tensione resta alto dall’inizio alla fine, nonostante la prevedibilità della trama e il ricorrente uso di flashback per descrivere momenti di felicità familiare ormai perduti.
I paesaggi chiaroscurali, l’eccellente fotografia e la colonna sonora realizzata da Nick Cave sono infatti il vero punto di forza del film di Hillcoat. Ottima, come prevedibile, la prova di Viggo Mortensen – dimagrito di ben 25 kg per l’occasione – nel ruolo di un padre pronto a tutto pur di difendere la vita del suo unico figlio (Smit-McPhee). Un uomo che dopo aver perso la moglie – un’algida Charlize Theron che preferisce suicidarsi piuttosto che accettare l’apocalisse – continua a lottare nonostante il gelo e la fame incessante.
Un padre pronto ad usare una pistola con soli due proiettili pur di risparmiare a lui e al figlioletto – qualora fossero catturati – un’orrida fine. Un eroe “biblico”, votato al sacrificio completo per difendere un figlio che rappresenta un ideale, quasi una divinità come lasciano intuire le parole di Mortensen in una scena cruciale del film (“Se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato”…). In un mondo svuotato di ogni umanità , dove l’angoscia appare l’unico sentimento concesso al genere umano, è proprio questo amore paterno a far scorgere un barlume di speranza. Malgrado l’orrore può esistere onestà , altruismo e affetto che superano il semplice spirito di sopravvivenza. Esattamente come dimostra il bambino supplicando il padre di sfamare un vecchio viandante perché “…noi siamo i buoni. Noi portiamo il fuoco”.
Un viaggio “on the road” fatto quindi di redenzione e ricerca interiore ben distante dai classici clichè imposti dal genere post-apocalittico. In “The Road” siamo lontani anni luce dalle atmosfere preconfezionate di pellicole come “Mad Max” o “Codice Genesi”, come del resto testimonia la difficile distribuzione di questo film. Hillcoat preferisce infatti un cinema simbolico, evocativo (si veda la scena all’interno della chiesa diroccata o il volo dello scarabeo tra le mani del bambino) piuttosto che ricorrere all’uso-abuso dell’azione o del brivido ad ogni costo. Forse troppo simile al libro secondo il parere di alcuni e con qualche inevitabile carenza sotto il profilo della sceneggiatura. Ma poco importa. “The Road” si dimostra, al di là di qualsiasi critica, un piccolo capolavoro di genere. Assolutamente da vedere.