Carlo Verdone dopo trent’anni di carriera cambia registro, anzi copione. Con “Io, loro e Lara” il nuovo film dell’attore e regista romano, nelle sale il 5 gennaio, Verdone dà una svolta alla sua carriera con tante risate sì, ma etiche.
«Non ne potevo più dei soliti personaggi cialtroni, borghesi, delle solite storie di corna – spiega il regista alla presentazione della pellicola – dicono che fanno tanto ridere, ma io ormai non mi diverto più. Non voglio morire di solo cinema: dopo anni di carriera credo posso permettermi di fare quello che voglio fare».
Ed ecco dunque una commedia malinconica familiare e corale in cui recita accanto a Laura Chiatti. Una storia in cui lui interpreta un prete moderno, per nulla bigotto, una sorta di eroe contemporaneo: «Un uomo ‘etico’ – tiene a sottolineare Verdone – del resto oggi la parola ‘etica’ non è affatto polverosa, anzi è d’avanguardia: per questo ho scelto di centrare la vicenda del film su un uomo perbene. Ci sono tanti sacerdoti così, qui in Italia: vivono in mezzo alla gente, nelle periferie, e molti hanno alle spalle un’esperienza missionaria».
In “Io loro e Lara”, Verdone è infatti Carlo Mascolo, sacerdote missionario in Africa che in un momento di crisi mistica decide di tornare a Roma dalla sua famiglia. Ma qui tutto è cambiato e nessuno di quelli che incontra sarà capace di dargli quell’ascolto che lui si aspetta. Intanto il padre Alberto (Sergio Fiorentini), è ormai totalmente fuori di testa. Parrucca giallo paglierino e viagra in tasca ha pensato bene di sposare la sua badante moldava: la prorompente Olga.
Il fratello Luigi (Marco Giallini) di professione broker e invece ormai un cocainomane compulsivo oltre che donnaiolo. Non va meglio alla sorella Beatrice (Anna Bonaiuto) psicologa molto più piena di problemi dei suoi stessi clienti. Infine, a rivelarsi piu sana di tutti sarà la giovane e bella Lara (Laura Chiatti in versione castana) che entra nella vita di questa famiglia per mettere ancora piu scompiglio.
«E un film particolare, anche coraggioso e sulla carta un progetto poco commerciale», ribadisce Verdone nell’incontro stampa. Comunque, aggiunge, «voglio dedicare questo film a mio padre Mario (morto il 26 giugno di quest’anno) che, mentre lo giravo, mi chiedeva di non andare più all’ospedale a trovarlo. Non venire più, se no sbagli il film, mi diceva sempre preoccupandosi che potessi essere turbato dalle sue condizioni di salute».
E il film, però, è sconosciuto solo al grande pubblico, perché Verdone confessa di averlo già fatto vedere ad alcuni rappresentanti della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) . «Ero preoccupato del loro giudizio, ma uno di loro mi si e avvicinato e mi ha detto che il mio sacerdote per loro era come una carezza».
Insomma l’attore che ha raccolto l’eredità di un grande come Alberto Sordi, che ha raccontato l’italiano del dopoguerra, lascia quelli che per capirci «o fanno strano», legati a vizi e peccati, e abbraccia invece quell’italiano che porta ottimismo, un eroe positivo che possa insegnare facendo ridere.
Per questo Verdone non dimentica chi ha sofferto e vive tutt’ora in condizione di disagio. L’anteprima esclusiva del film si terrà, infatti, all’Aquila, il 2 gennaio: «Lo avevo promesso quest’estate e siamo riusciti a farlo».