CANNES – Allarme terrorismo: sulle celebri spiagge di Cannes non c’è posto per il burkini, il costume che copre integralmente il corpo e viene usato dalle musulmane osservanti. Con un’ordinanza stilata alla fine di luglio e ora ufficialmente in vigore, il sindaco di centrodestra David Lisnard ha imposto il divieto di “accesso alle spiagge e ai bagni” alle persone “che non hanno una tenuta corretta, rispettosa del buon costume e della laicità, che rispetti le regole d’igiene e di sicurezza dei bagnanti nel dominio pubblico marittimo”.
Un abbigliamento di questo tipo, spiega il documento, “manifesta in maniera ostentata un’appartenenza religiosa”, cosa che “in un momento in cui la Francia e i luoghi di culto religioso sono presi di mira da attacchi terroristi, rischia di creare disturbo all’ordine pubblico”. Nessuna intenzione di vietare i simboli religiosi tout court, precisa alla stampa il direttore generale dei servizi della città di Cannes, ma solo la volontà di non vedere “una tenuta ostentata che fa riferimento a un’adesione a dei movimenti terroristi che ci fanno la guerra”. Anche se, ammette, al momento si tratta più che altro di una precauzione, dato che non risulta siano mai stati avvistati dei burkini sulla Croisette e dintorni.
Il divieto, che era stato anticipato dallo stop a grandi borse e valigie in spiaggia per motivi di sicurezza, è l’ennesimo segnale di come la serie di attentati che ha colpito la Francia quest’anno, e in particolare quello di Nizza del 14 luglio, abbia cambiato l’atmosfera dell’estate in Costa Azzurra. Tra cartelli che invitano alla vigilanza e messaggi su come comportarsi in caso di attacco, anche nei luoghi di villeggiatura più rinomati sembra difficile rilassarsi. Così, i turisti scelgono di passare le proprie ferie altrove. Secondo cifre della società di consulting Mkg, citati da radio France Info, il tasso di occupazione degli albergh di Nizza nel periodo tra il 14 luglio e il 10 agosto è sceso del 20,5% rispetto all’anno scorso, mentre in quelli di Cannes il calo è di oltre il 29%. I più colpiti sono gli hotel di lusso, che hanno visto crollare le presenze dei turisti americani ma anche di quelli provenienti dai Paesi del Golfo, clienti tra i più ambiti per il loro elevato potere d’acquisto.