
ROMA – Una nota dell’Agenzia Ansa datata Mosca (il particolare ha la sua importanza, vedremo poi perché) informa che la Nazionale di calcio del Lussemburgo domenica sera era a cena in un hotel. Hotel di Mosca come sembra dalla provenienza della notizia? O di Minsk, visto che il Lussemburgo deve giocare la prossima partita di Euro 2016 contro la Bielorussia? O ancora hotel di Lussemburgo se la Nazionale all’atto di quella cena non era ancora partita? La nota di agenzia non specifica, comunque era un hotel con annesso ristorante non in Italia.
Eppure il team di calcio aveva scelto di mangiare italiano, erano stati ordinati per tutti spaghetti al ragù. Risultato: 16 intossicati su 20, dolori di stomaco, pesanti dolori di stomaco subito dopo la cena. Supponendo che l’hotel e il ristorante visto che ospitavano una Nazionale non fossero di ultima categoria, supponendo anzi hotel e ristorante fossero di prima categoria, a cosa attribuire la disfatta del ragù?
Se l’hotel era a Mosca, effetto collaterale del blocco e distruzione da parte della Russia della maggior parte dei generi alimentari che arrivavano dall’Occidente. Latte, frutta e, ovviamente, pomodori. Quindi ampio ricorso alla produzione locale di pomodori, quindi nessuna difficoltà a immaginare quanto fossero buoni e genuini.
Se l’hotel era a Minsk, combinato disposto tra autarchia alimentare come a Mosca più immaginabile perizia dei cuochi bielorussi nell’allestire un ragù. Se il tutto è avvenuto a Bruxelles, effetto frequente dell’ingerire cibi dal “sound”, dal “suono” italiano ma che di italiano hanno nulla.
La piccola vicenda della Nazionale del Lussemburgo )a proposito temevano di dover chiedere il rinvio della partita, invece ce l’hanno fatta a “digerire” racconta a suo modo di una enorme e legale contraffazione. Legale ma non per questo meno ingannevole. Viaggiano per il pianeta migliaia di tonnellate di pomodori non italiani, chilometri e chilometri di mozzarelle non italiane, milioni di ettolitri di olio non italiano, campi di calcio di forme di formaggio non italiano. Eppure il tutto incartato in confezioni più o meno tricolori e battezzato con nomi che simulano parole e dizioni italiane.
Inevitabilmente all’estero cucinano di questa roba quando cucinano “italiano”. Inevitabilmente capita che uno assaggia la cucina “italiana” all’estero. E gli tocca quel che è successo alla Nazionale di calcio del Lussemburgo.
