Oltre 4.700 allevamenti di polli e suini sono stati chiusi temporaneamente in Germania a causa della contaminazione da diossina di uova e mangimi. Si allarga così lo scandalo alimentare nel paese, che ha già portato a un drastico calo delle vendite di questi prodotti, infliggendo un duro colpo alla fiducia dei consumatori nel sistema di controlli del settore.
Proprio oggi, 7 gennaio, è emerso che la società al centro dello scandalo – la Harles und Jentzch, dello Schleswig-Holstein (nord) – sapeva già dal marzo 2010 che i propri grassi alimentari contenevano elevati livelli di diossina. La notizia, pubblicata dal quotidiano Hannoversche Allgemeine Zeitung (Haz), è stata confermata dal ministero dell’Agricoltura dello Schleswig-Holstein.
Il ministero ha tenuto a precisare di essere stato informato solo il 27 dicembre scorso dei risultati dei test eseguiti dalla Harles und Jentzch il 19 marzo 2010.
Secondo il giornale, le analisi indicavano che i livelli di diossina rilevati nei grassi alimentari destinati alla produzione di mangimi erano due volte superiori alla norma. Tuttavia, la società non ha comunicato alle autorità regionali i risultati dei test eseguiti di propria iniziativa.
L’allarme ora riguarda anche il latte. La conferma ancora non c’è ma il sospetto è che il mangime alla diossina possa essere stato dato ad alcuni bovini, che avrebbero quindi prodotto latte con questa sostanza, finito nei supermercati tedeschi. “Il mangime contaminato da diossina è stato dato anche alle mucche – ha detto alla Bild Manfred Santen, di Greenpeace -. Negli animali la diossina si deposita nella parti grasse, quindi anche nel latte”.
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