E’ raro vedere un progetto industriale così unanimemente criticato. E’ ancora più raro se il progetto in questione esce dagli uffici di Deutsche Bahn, la compagnia ferroviaria della Germania. Eppure, il progetto “Stoccarda 21”, accarezzato da anni e oggi quasi al nastro di partenza, non piace proprio a nessuno. Sono in tanti a suonare la campana della resistenza: semplici cittadini, giornalisti, politici. Non passa ormai giorno che la ricca città del Sud della Germania non sia al centro dei riflettori mediatici.
Stoccarda, capitale dello stato federale del Baden-Wüttenberg è importante per la sua economia avanzatissima. Qui hanno la loro sede alcune delle più importanti realtà industriali europee, tra le altre Daimler, Porsche e Bosch. Che il progetto di rinnovo della stazione e della rete ferroviaria cittadina mirasse all’innovazione era in parte prevedibile. Questo che non era prevedibile è il “titanismo” dell’opera che si voleva costruire. Se il progetto “Stoccarda 21” sarà portato a termine, la città tedesca assisterà ad una vera rivoluzione nel campo dei trasporti, oltre che ad un radicale cambiamento del suo aspetto urbanistico.
Il progetto consiste nella sostituzione dell’attuale stazione con una sotterranea, la quale dovrà essere in futuro non più una stazione di arrivo, bensì di transito. Anche le linee che attualmente attraversano la città dovranno essere rimpiazzate da linee sottoterra. Accanto a questi cambiamenti si affiancherà la creazione di una linea ad alta velocità tra Stoccarda e Ulm, che dovrà dimezzare gli attuali tempi di percorrenza, portandoli a 28 minuti. Il costo dell’impresa è la stratosferica cifra di 8 miliardi di dollari.
«Ci sono centinaia di ragioni per essere contrari al progetto» – scriveva recentemente lo storico giornale tedesco, Spiegel. L’ultima di questa è quella degli alberi che verrebbero tagliati nella realizzazione. Ma, visto che la coscienza ecologica entra ormai anche nei costumi delle grandi aziende, ecco che la Deutsche Bahn propone di sostituire i 282 vecchi alberi che saranno abbattuti con 293 nuovi alberi. 11 di differenza, un modo di mostrare la buona volontà.
Mettendo da parte l’aneddotica, un motivo più serio per opporsi al progetto sono senz’altro i costi dell’impresa, un argomento che fa leva sui tedeschi, il popolo per eccellenza del rigore economico (a causa dell’iperinflazione degli anni 20, quella che faceva aumentare il prezzo del pane di ora in ora, e che portò alla caduta della Repubblica di Weimar, e all’ascesa di Hitler). La DB che vuole farsi buoni i reticenti abitanti di Stoccarda (la cui municipalità partecipa all’impresa), ha pubblicato dei poster per rassicurare i cittadini: «È vero che “Stoccarda 21” è cara, ma i fondi includono anche soldi della Deutsche Bahn, del governo federale, del Baden-Württemberg, e dell’Unione Europea». Rassicurante davvero, se non fosse che una questione è elusa: dove trovano i soldi tutte queste istituzioni? Nei derivati finanziari, nella speculazione, in delle rendite proprie? No, sempre nel medesimo punto, nelle tasche dei contribuenti. E i cittadini di Stoccarda sono perfettamente in grado di comprendere, che, attraverso le più svariate istituzioni nazionali e internazionali, sono sempre loro, in quanto cittadini europei o tedeschi, a pagare.
Ma il vero argomento per essere contrari è, secondo molti, la sua scarsissima utilità. “Stoccarda 21” nascerebbe da una visione errata della rete ferroviaria tedesca ed europea. L’assunto alla base del progetto, trasformare Stoccarda in una stazione di transito, non terrebbe conto della posizione della città. In effetti, le connessioni veloci tra le principali regioni economiche non risulterebbero toccate dalla novità industriale. Per intenderci, Stoccarda non potrà mai intromettersi negli assi ferroviari Francoforte-Zurigo e Francoforte-Monaco.
Insomma, la Germania si sta avventurando, a detta di molti, in un progetto faraonico, senza capo né coda, e senza consenso. Vedremo se la resistenza della società civile riuscirà a bloccare quella che rischia di essere una cattedrale senza fedeli.
