ROMA-Può una notizia relativa ad una malattia far anche sorridere? Sì se, per una sorta di “astuzia del caso”, contiene e veicola una dose di ironia, ironia capace di squagliare e rendere a loro volta un po’ comiche le prediche pensose che hanno accompagnato la vicenda dell’escherichia coli fattosi un una sua variante, aggressivo, tossico e pericoloso. L’ironia del germoglio di soia sta nel fatto che il batterio sta nel cibo bio-trendy. Abbiamo letto dotte prediche e accorati sermoni sulla colpevolezza genetica e perfino a suo modo “morale” della industria alimentare. La “colpa” dell’insorgere e mutare di nuovi batteri non poteva non abitare nell’agricoltura moderna, nelle coltivazioni e allevamenti intensivi. La “morale” era: mettete la tecnologia, aggiungete la quantità e avrete cibo Frankenstein. Il laboratorio impazzito, il brodo di coltura delle degenerazioni e quindi delle conseguenti “epidemie” non poteva che essere la mala pratica del coltivare e vendere ortaggi e frutta su scala industriale. L’origine maligna non poteva che essere che il dar da mangiare ai ruminanti di allevamento mangini e pastoni infestati da diavolerie innaturali inventati al solo scopo di far soldi.
Il messaggio era chiaro, declinato in molti articoli, riflessioni, appelli, sconfortate sentenze sul presente e il futuro dell’alimentazione e della salute umana: volete la bistecca? E allora beccatevi inevitabilmente l’allevamento intensivo e inquinante, il manzo e il pollo all’antibiotico e l’antibiotico o chissà cosa che dal manzo e dal pollo si infilano nel terreno, nell’acqua e poi risalgono al supermercato, scalano fino al piano della vostra cucina e poi planano nel piatto e quindi…quindi diventano batterio mutante. Se invece volete stare in salute e in pace con la natura e con l’ambiente, allora mangiate biologico. Se proprio non potete farvi l’orto e innaffiarvelo da soli, almeno fuggite il cibo con il logo, quello delle industrie alimentari. E comunque, se questo cibo dovete mangiare, fate almeno una battaglia politica e culturale contro il cibo dei tempi moderni. Quante ne abbiamo lette e sentite così in questi giorni? A chili e non ad etti, per restare alle alimentari misure.
E invece che succede? Che il batterio sta nei germogli di soia. Cibio bio, garantito. Coltivato e venduto senza additivi e chimica varia. Non solo bio, ma anche trendy perchè il germoglio di soia è il tipico cibo che accompagna e sostiene la dieta “naturale”, che precede o comunque sostiene la dieta vegetariana o quasi. Una botta di salutare ironia che il caso ha voluto regalarci. Regalarci perché è stato un omaggio, un omaggio di saggezza minima. La grande industria alimentare ha certo i suoi problemi, di certo lì non è tutto oro quel che luce. Ma, parafrasando una celebre frase, “ci sono in terra e in tavola molte più cose di quante non ci siano nella tua filosofia” ambientalista all’ingrosso, antiscientifica per vocazione e fede e in fondo nostalgica del tempo che fu, quello dove il pollo era davvero ruspante e lo mangiavano i benestanti, una volta a settimana, la domenica.