Migliaia di statali sono scesi in piazza per l’ottava volta ad Atene e in altre città della Grecia.  Per protesta contro il piano di austerità del governo sono rimasti chiusi uffici, scuole, amministrazioni locali, poste, dogane e limitando gli ospedali al servizio di pronto soccorso.
E si sono fermati per quattro ore anche i voli nazionali e internazionali in seguito all’adesione dei controllori di volo. Lo sciopero e’ stato convocato dal sindacato dei dipendenti pubblici Adedy e da quello comunista Pame, per chiedere ”la cancellazione del Memorandum” di accordo con Ue-Fmi e in particolare per denunciare la prevista riforma della busta paga degli statali. Alla protesta hanno aderito anche insegnanti e studenti.
Questi ultimi, che paiono sempre più in prima fila nella rivolta contro l’austerity, stanno occupando centoquaranta scuole medie e superiori in tutta la Grecia per denunciare i tagli all’istruzione, la carenza di organici, una temuta riforma dell’insegnamento superiore e problemi specifici dei singoli istituti. E il movimento di occupazione va estendendosi, secondo fonti studentesche.
I controllori di volo stanno incrociando le braccia dalle 15:00 ora locale (14:00 italiane) fino alle 19:00 provocando numerosi ritardi e cancellazioni. Non è invece coinvolto nella protesta il resto dei trasporti ne’ il sindacato del settore privato Gsee per cui il commercio non ha subito interruzioni. I centri di Atene e delle altre principali città sono rimasti chiusi parzialmente al traffico per alcune ore a causa delle manifestazioni di fine mattinata protrattesi sino al primo pomeriggio, senza incidenti di rilievo.
Mentre statali e studenti manifestavano davanti al parlamento, il premier Giorgio Papandreou affermava, davanti ai deputati del Pasok, che il piano di risanamento è quasi a metà del guado. Il paese non è ancora fuori della crisi, ha detto, e ”il 2001 sarà la seconda metà critica dello sforzo” che prevede nuove tasse e riduzioni della spesa. Ma, ha assicurato, ”non saranno necessarie altre misure” sotto forma di tagli a salari o pensioni, malgrado Eurostat si appresti a rivedere al rialzo il deficit greco per il 2009.