ROMA – Alessandro Santini, consigliere comunale di Viareggio per Forza Italia, ha fatto coming out. Lo spunto lo ha fornito, involontariamente, la polemica sul Mein Kampf distribuito da Il Giornale. Ecco cosa scrive il quotidiano berlusconiano:
Il suo messaggio va diretto a Matteo Renzi: «Se non sai, non comprendi e se non comprendi non combatti.Io sono di destra, sono cattolico, sono un amministratore pubblico. E sono gay». La scelta del Giornale di aprire la serie di una collana in vendita con Mein Kampf di Adolf Hitler ha dato a Alessandro Santini, commissario di Forza Italia della provincia di Lucca, il coraggio di venire allo scoperto per dire a Renzi «no alla censura, sì alla conoscenza». Santini, 42 anni, è approdato nel Pdl da Alleanza nazionale. È stato per sei anni vicesindaco di Camaiore, oggi è consigliere comunale a Viareggio oltre che commissario provinciale del partito e lui dice «se abitassi a Milano, domenica voterei per Stefano Parisi».
L’ennesima uscita del premier gli ha permesso di dichiarare sul Tirreno la sua omosessualità a tutti: «Il premier ha offeso dei valori, se non riconosci quel male non lo sconfiggi nascondendolo. Un tema affrontato male da Renzi e che mi ha portato a fare un coming out di qualcosa che tutti sanno dal 1998 compresi i miei genitori. Io non sono una vittima, sono altre le vittime in questo Paese. Divoro libri ogni giorno perché voglio sapere e vorrei che tutti sapessero. Dico solo a Renzi e alla sua inutile e stupida polemica, che io sarei finito in un campo di concentramento e lì sarei morto se non fosse per qualcuno che ha capito la follia e stupidità di Hitler, proprio leggendo quel testo delirante è scritto male, sconfiggendo la sua malvagità».
Ieri Santini è stato inondato da telefonate di affetto per quello che ha fatto, «persino da persone che ritenevo nemiche. Mi ha chiamato Deborah Bergamini (viareggina, ndr) amica da sempre e persino Carlo Giovanardi che si è messo a disposizione per venire a Viareggio e parlare pubblicamente del tema. Anche Altero Matteoli sa del mio orientamento e persino il presidente Silvio Berlusconi che ho incontrato a Palazzo Grazioli in occasione delle Comunali 2015. Sorridendo mi disse, «mi sono messo uno juventino in casa, sarai mica pure di sinistra? Ma in 45 minuti di colloquio capì chi sono veramente. Faccio politica e devo essere credibile quando dico una cosa. E se nascondo ciò che sono, potrei nascondere qualsiasi altra cosa».
Lui è la prova che si può essere omosessuali in una destra moderna senza alcun problema. «Non è vero che la destra non si è mai occupata di questi temi. Semmai è vero che la sinistra ha sempre strumentalizzati questo argomento fingendo di difendere i diritti degli omosessuali, ma quando c’è stato davvero bisogno non li ha mai difesi ma piuttosto ghettizzati». Santini è anche un monarchico convinto, amico stretto di Emanuele Filiberto, e soprattutto cattolico. Per questo da gay atipico, è profondamente contrario alle adozioni omosessuali: «Si può essere gay senza per forza pensarla così. L’ho anche detto recentemente a Matteo Salvini parlando dei diritti delle coppie di fatto: potrei anche essere un ottimo padre ma non sarò mai una madre e questo un gay lo deve riconoscere».