E’ stata condannata a 4 anni di carcere Alice Brignoli. Si tratta della foreign fighter, moglie del defunto militante dell’Isis Mohamed Koraichi. Era in Siria con i figli. La Brignoli è stata condannata al processo in rito abbreviato con l’accusa di terrorismo internazionale.
Era stata arrestata in Siria a settembre 2020 dal Ros dei carabinieri e riportata in Italia assieme ai 4 figli, poi affidati ad una comunità . La condanna è stata decisa dal gup di Milano Daniela Cardamone, che ha disposto anche 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.
Alice Brignoli condannata per terrorismo internazionale
La gup Cardamone ha anche stabilito una provvisionale, immediatamente esecutiva, per ognuno dei quattro figli della donna. Che sono assistiti assistiti dall’avvocato e curatore speciale Silvia Belloni che ha deciso di costituirsi parte civile nel processo. “La costituzione di parte civile è stato un gesto di responsabilità nei loro confronti”, ha spiegato l’avvocato Belloni dopo la sentenza.
Le motivazioni saranno depositate entro 30 giorni. I pm Francesco Cajani e il capo del pool antiterrorismo di Milano Alberto Nobili, titolari dell’indagine, avevano chiesto una condanna a 5 anni di carcere.
Alice Brignoli, alias Aisha, andò a combattere in Siria
Alice Brignoli, detta ‘Aisha‘ come si faceva chiamare dopo la conversione, viveva in provincia di Lecco prima di partire insieme a marito e figli per la Siria. Lei e il marito erano tra i sei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito di un blitz di Digos e Ros dell’aprile 2016 che portò all’arresto di 4 persone.
Alice Brignoli: “Vorrei ripartire con i miei figli”
“Sono una persona diversa rispetto a come mi descrivono, non ho mai avuto intenzione di fare soffrire i miei figli e vorrei ripartire da capo con loro se mi venisse data la possibilità di farlo”. Lo ha detto Alice Brignoli, rendendo dichiarazioni spontanee stamane prima della sentenza.
Alice Brignoli ha iniziato un percorso per uscire dalla radicalizzazione
“Brignoli ha iniziato un percorso” per uscire dalla radicalizzazione e per “recuperare la sua identità che secondo le sue stesse parole era stata smarrita per strada”. Lo ha detto dopo la sentenza il capo del pool dell’Antiterorrismo di Milano Alberto Nobili, titolare, insieme al pm Francesco Cajani, dell’indagine.
“La condanna non fa bene a nessuno – ha aggiunto Nobili – l’obiettivo non era quello. Piuttosto è stato il riconoscimento del buon lavoro investigativo” fatto dal Ros dei carabinieri e dalla Procura di Milano. Il magistrato ha aggiunto che Brignoli “ha spiegato che non è più la donna che era una volta e che non farebbe più quello che ho fatto”. E nel suo percorso, la donna “è molto aiutata” dal rapporto con i quattro figli, affidati a una comunità , e “che quotidianamente le è consentito di sentire e di chiamare”.Â
Nobili ha spiegato ancora che la donna “ha ringraziato noi e il Ros che si è attivato con tutte le sue forze e con il massimo dell’impegno non solo personale ma anche tecnologico, informatico e strategico” per individuare, tra oltre 4000 persone, lei e i suoi figli in un campo, come quello di Al-Hol in Siria, “in cui è complesso parlare di futuro e in cui ci sono realtà veramente dure anche perché la politica internazionale si muove con diverse prospettive e omogeneità . Non tutti seguono la linea italiana di recupero dei cittadini all’estero”. E infatti, ha aggiunto, “lei stessa si è resa conto di quanto sia stato importante il suo ritorno in Italia per la sua vita e per il suo futuro”.