TREVISO – Audi gialla, impronte sulle banconote per fare benzina. Siamo forse di fronte a una svolta sul caso della banda dell’Audi Gialla. Non solo un mozzicone di sigaretta: anche due banconote da 50 euro potrebbero infatti inchiodare la banda. Ma il lavoro che attende gli esperti, peraltro senza la certezza di ottenere risultati, è davvero mastodontico.
Andrea Zambenedetti per Il Gazzettino scrive:
Gli investigatori partono da alcune certezze: a fare benzina nella fuoriserie (a San Donà e a San Zenone ci sono dei filmati che ritraggono i tre banditi) è stata sempre la stessa persona. Per questa ragione la Procura ha autorizzato il sequestro di tutte le banconote incassate dai ricevitori automatici delle due stazioni di servizio.
Marco Filippi per La Tribuna di Treviso invece racconta:
L’ultima persona ad avere visto l’Audi gialla, proprio sotto casa, è Margherita Scariot, la moglie di Berto, un imbianchino, vicino alla pensione, che abita in via dei Molini a Villa d’Asolo, a pochi passi dall’argine del Muson, dove la macchina è stata data alle fiamme. «Era quasi la mezzanotte – spiega Scariot – ed eravamo ancora svegli. Stavo guardando un programma sportivo quando mia moglie s’è affacciata alla finestra perché aveva sentito il rumore di una macchina». La macchina si era fermata proprio davanti alla casa dei coniugi Scariot. «A quel punto mia moglie mi dice: “Roberto guarda, c’è l’Audi gialla, che stanno cercando dappertutto, proprio davanti a casa nostra”».
Ma l’imbianchino non crede alla moglie: «Infatti le replico: “Ma va, che dici? Non farmi ridere. L’Audi gialla davanti a casa nostra. Ti stai sbagliando”. Allora, forse quasi rincuorata, mia moglie chiude la tenda: “Ora se ne sta andando via piano, piano”, mi dice. Ecco vedi, le replico. L’Audi gialla non può correre piano». Pochi minuti più tardi Margherita e Roberto Scariot sentono le esplosioni dell’auto a fuoco: «Stamane – spiega Scariot – quando ho sentito che a pochi passi da casa nostra era stata data alle fiamme proprio l’Audi gialla che tutti cercavano mi sono venuti i brividi. Mia moglie aveva ragione». A dare per primo l’allarme ai carabinieri è stato Valentino Tonello, un operaio edile, che con la moglie si trovava nel salotto di casa, a guardare un film, quando all’improvviso ha sentito degli scoppi: «Erano le 23.50, lo ricordo bene quando ho sentito quelle esplosioni. Due o tre scoppi sordi, penso fossero i pneumatici, poi uno boato secco. A quel punto io e mia moglie siamo usciti in terrazzo ed abbiamo visto fumo e fiamme levarsi dal greto del Muson. Non sapevamo cosa stesse andando a fuoco. Lo abbiamo saputo più tardi dai carabinieri».