TREVISO – Audi gialla, ci sono nuovi dettagli: due fori di proiettile sulle portiere, un mozzicone di sigaretta lasciato a terra, altre tracce organiche che potrebbero dare indizi. Parte da qui il lavoro degli investigatori – principalmente i Carabinieri di Treviso e i tecnici del Ris di Parma – per rintracciare la banda che l’altra notte si è disfatta dell’Audi gialla, bruciandola nelle campagne del trevigiano. Gli uomini del Ris, anche mercoledì 27 gennaio, hanno proseguito negli accertamenti. Sulla carcassa dell’auto hanno trovato con due netti fori di proiettile. Uno sul portellone posteriore, l’altro sullo sportello anteriore sinistro, sparati da polizia o carabinieri in due casi nei quali sono stati incrociati i banditi nell’ultima settimana, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Elementi che si vanno a sommare al piede di porco trovato nel bagagliaio. Nel bagaglio dell’Audi carbonizzata gli investigatori hanno rinvenuto anche un flessibile e una mazzetta da muratore, utilizzati probabilmente per compiere furti.
La sera del 25 gennaio i banditi hanno abbandonato e dato alle fiamme il bolide rubato a cui tutti davano la caccia. E nell’incendio sono così andate in fumo prove importanti per la loro cattura. Dei tre malviventi nessuna traccia: ora sono a bordo di un’altra macchina, che nessuno conosce, consci d’avere ancora un vantaggio nella partita a scacchi con Carabinieri e Polizia. Significativo è il fatto che poche ore dopo il ritrovamento della carcassa dell’auto il Procuratore della repubblica di Treviso, Michele Dalla Costa, abbia commentato con durezza “l’ eccessivo clamore mediatico” dato alle gesta della banda dell’ Audi. Per Dalla Costa, con l’auto carbonizzata le possibilità di fermare i tre malviventi “si sono ridotte al minimo”.
“Sarà difficile – ha aggiunto – trovare qualche reperto utile, e purtroppo, se fino a ieri avevamo qualche aggancio per individuare gli occupanti, oggi non c’è più neppure questo”. Intanto si intensifica il lavoro degli investigatori su ogni frame di filmato nel quale l’Audi gialla è stata ripresa durante le scorribande sulle autostrade del Nordest. Troppo pericolosa ormai quella macchina da 450 cavalli filmata e fotografata ovunque, braccata dalle pattuglie in tutto il Nordest. Da qui la decisione dei banditi – uno solo dei quali è stato finora identificato – di liberarsi della supercar con targa svizzera, e di cambiare auto. La cura con cui hanno scelto il posto per bruciarla fa pensare che il covo dei malviventi, o i punti d’appoggio, fossero effettivamente in provincia di Treviso.
Hanno individuato una zona sperduta di campagna, via Battagello, tra i comuni di Onè di Fonte e Asolo (Treviso), e qui hanno portato l’Audi, sulla riva del torrente Muson. Poco dopo mezzanotte un uomo che abita nelle vicinanze ha udito uno scoppio, è uscito ed ha notato le fiamme provenire dalla direzione del torrente. Poco dopo sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, i Carabinieri di Castelfranco, poi gli uomini del nucleo operativo del comando dell’Arma di Treviso. Spento il rogo, sono iniziate le analisi scientifiche. La vernice sgargiante era distinguibile solo in qualche frammento della carrozzeria, ma i Carabinieri sono riusciti a recuperare la targa, che seppur mezza bruciata ha consentito di accertare che si trattava della ‘Rs4’ gialla, immatricolata nel Canton Ticino, rubata il 26 dicembre a Milano.
All’interno non si scorgeva nulla, se non i sedili carbonizzati. La carcassa è stata posta sotto sequestro e portata in un deposito giudiziario a Castelfranco. Altre risposte si attendono dal lavoro degli investigatori del Ris di Parma, giunti in giornata a Treviso. La Procura di Treviso sta svolgendo al momento un’attività giudiziaria solo di tipo conoscitivo. I fascicoli sono stati aperti invece dalla Procura di Padova, per il primo furto addebitato al gruppo criminale, ad Abano (con ricostruzione ancora dubbia di una presunta sparatoria con i carabinieri), e da quella di Venezia. Qui il pm Stefano Ancillotto indaga per gli episodi di ‘resistenza a pubblica ufficiale’, cioè quelli nei quali i banditi dell’Audi sono sfuggiti alla cattura con manovre spericolate sul Passante di Mestre. Da chiarire resta il tragico episodio del tamponamento sul Passante, costato la vita di una donna. Questo anche se i tempi del passaggio in contromano dell’Audi in un sottopasso ed il successivo schianto mortale non sono sovrapponibili.