BRESCIA – Non si ammazzano due persone solo perché con la loro attività ti tolgo clienti. Forse, invece, si ammazzano per soldi. E’ la convinzione degli investigatori che si occupano del delitto di Brescia. Soprattutto dopo che hanno trovato un tesoretto di 800mila euro in contanti distribuiti tra la casa di Francesco Seramondi e della moglie, e quelle di parenti. Una somma considerevole: perché i Seramondi avevano tutti quei soldi in contanti, tenuti in casa?
Quei soldi hanno a che fare con la loro morte? Per il procuratore Tommaso Buonanno “sono necessari ulteriori accertamenti. Con il fermo dei due soggetti si è conclusa brillantemente una fase delle indagini, ma bisogna lavorare ancora”. Il movente non convince neppure il procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso: “bisogna accendere un faro per illuminare le relazioni e la vita dei protagonisti della vicenda; capire se i due hanno mutuato le caratteristiche dell’esecuzione dalla criminalità organizzata o c’è altro”.